Giustizia, Corte Appello e Avvocati Milano: riflettere su limitazione e diritto alla libertà

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L’emergenza Coronavirus “ha fatto emergere problematiche giuridiche” come “il delicatissimo rapporto tra le libertà fondamentali e inviolabili del cittadino e la necessità dello Stato di limitarle per la tutela della collettività”. E’ uno dei passaggi della relazione del presidente facente funzione della Corte d’Appello di Milano, Giuseppe Ondei, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. La gestione dell’emergenza Covid e la necessità di limitare al massimo il rischio contagio ha portato alla restrizione di alcune diritti fondamentali e inviolabili sanciti dalla Costituzione, come il “potere di ogni cittadino di circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, il diritto di riunione, il diritto di svolgere l’attività economica privata e pubblica e il diritto al lavoro”. E queste, ha messo in chiaro il magistrato, sono tutte “problematiche con le quali per molto tempo la giurisprudenza dovrà confrontarsi”. Trovare il giusto equilibrio tra “diritto alla salute” e “diritto di difesa”. E’ la parola d’ordine di Vinicio Nardo, presidente dell’ordine degli avvocati di Milano, che nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario si sofferma sul funzionamento della macchina giudiziaria ai tempi del Coronavirus. “Il diritto alla salute non può diventare onnivoro – evidenzia Nardo in un passaggio della sua relazione – ma va contemperato con il diritto di difesa”. La sfida è dunque quella di “salvare i corpi senza perdere l’anima” ed è per questo che, sul piano pratico, “deve essere garantita l’essenza della giurisdizione” cioè “il contraddittorio”. Per il numero uno degli avvocati milanesi non ci sono dubbi: il contradditorio è da sempre “la parte nobile del processo” ma “la sua crisi è in corso da anni”. La situazione si è aggravata con “il rallentamento” della macchina giudiziaria provocato dall’emergenza sanitaria che “rischia di aggiungere la disabitudine del contraddittorio”. Un fenomeno da evitare, secondo Nardo: perchè un processo senza contraddittorio è “la negazione della stessa giurisdizione”.

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