Carcere di Opera, l’importanza dell’attenzione alla persona

Carcere di Opera, l’importanza dell’attenzione alla persona

Nuovi progetti di reinserimento nel mondo lavorativo nel carcere di Opera

Cosima Buccoliero, di origini tarantine, da tre settimane è la nuova vice-direttrice del carcere di Opera. Prima ricopriva il ruolo di direttrice presso la Casa di reclusione di Bollate. Quest’ultima struttura penitenziaria è stata definita un “carcere modello”, per l’organizzazione di progetti finalizzati alla rieducazione dei detenuti.

Cosima Buccoliero intende ora portare questo modello, anche nel carcere di Opera. Sono due gli obiettivi primari da perseguire: rendere il carcere sempre più aperto al territorio circostante e promuovere nuove attività per far acquisire competenze da spendere nel mondo del lavoro.

La neo vice-direttrice mette in luce le differenze tra le due strutture carcerarie.

Mentre Bollate è un carcere di media sicurezza, in quello di Opera ci sono detenuti soggetti anche al 41-bis e una sezione per i collaboratori di giustizia. Cosima Buccoliero spiega che si respira un clima diverso e che anche il sistema organizzativo ha delle divergenze.

Nel momento in cui si è insediata nel carcere di Opera, nonostante l’emergenza Covid che ha cambiato un po’ l’ordinarietà, Cosima Buccoliero dice di aver trovato un sistema ben organizzato, con una gestione condivisa e partecipata tra i vari operatori delle diverse aree e con una “grande attenzione alla persona”.

I detenuti del carcere di Opera sono attualmente 1150, meno rispetto al passato. La vice-direttrice vorrebbe attuare quanto già fatto nel carcere di Bollate, cioè far acquisire delle competenze ai detenuti, che variano dal campo informatico a quello della ristorazione, con l’obiettivo di facilitare la loro ricollocazione nel mondo del lavoro. Un’altra iniziativa che partirà ad Opera e quella dei corsi di formazione per decine di detenuti.

Andrea Curcio