Il Mudec riapre da martedì 9 febbraio con la mostra “Qhapaq Ñan. La grande strada Inca”

Cultura e spettacolo

La mostra è il risultato del lavoro di studio e ricerca che il Museo delle Culture porta avanti, sia sul campo attraverso campagne di scavo su una serie di siti Inca provinciali in Argentina, sia nei depositi del museo dove ha sede un’importante collezione di reperti imperiali, alcuni dei quali verranno presentati e raccontati al pubblico per la prima volta.

La mostra rimarrà visitabile – con ingresso libero senza prenotazione – fino al 25 aprile .

Con la riapertura del 9 febbraio il pubblico non potrà momentaneamente visitare la Collezione Permanente, perché le sale che al primo piano hanno ospitato per i primi cinque anni l’allestimento “Oggetti d’Incontro” sono in fase di riallestimento.

Con i suoi 30.000 chilometri di estensione dall’Ecuador fino all’Argentina, il Qhapaq Ñan o Strada Reale degli Inca è la più grande impresa ingegneristica del continente americano del periodo pre-conquista (XV-XVI sec.).

Al suo arrivo in Perù nel 1532, il cronista spagnolo Pedro Cieza de León scriveva con ammirazione che le strade locali “superavano quelle romane e quella che Annibale fece costruire sulle Alpi“. Si riferiva al grande sistema viario costruito dagli Inca per spostare uomini e merci lungo il loro vastoimpero, ai tempi esteso dall’Ecuador al nord del Cile e dell’Argentina.

Molte strade moderne seguono il suo antico tracciato.

Seguendo idealmente una carovana di lama i visitatori conosceranno l’ingegneria della grande strada e il suo significato sociale e simbolico.

 

LA MOSTRA.

 

La mostra, ospitata presso lo spazio Khaled al–Asaad del MUDEC, si compone di sette sezioni.

La prima introduce il visitatore al mondo inca: l’epopea di queste genti inizia nel XIII secolo nella valle del Cusco, nel corso di due secoli gli Inca arrivarono a espandere la loro influenza in un’area di 1,000,000 di km quadrati popolata da su 10-12 milioni di abitanti grazie a un mix di aggressiva politica espansionistica e fine diplomazia; la seconda approfondisce dal punto di vista geografico la diversità del vasto territorio andino, costituito da fasce ecologiche che vanno dalla costa desertica alle Ande alla foresta di montagna alla grande selva amazzonica. La terza sezione è dedicata alle civiltà antiche che precedettero cronologicamente l’impero inca, culture complesse che fin dal terzo millennio prima di Cristo furono in grado di costruire enormi agglomerati urbani.

Il percorso continua con le successive sezioni, basate sulla descrizione dei caminos de llanos (di pianura) e dei caminos de sierra, delle molte strutture accessorie, come ad esempio le stazioni di posta (i tambos e chasquiwasi) e i celebri ponti sospesi, indispensabili per superare le gole profonde che caratterizzano il paesaggio andino. Inoltre, viene illustrato il Qhapaq Ñan come collante di un impero vasto e vario, in cui i collegamenti erano fondamentali per controllare la popolazione, spostare gli eserciti e riscuotere i tributi, che ai tempi erano rappresentati sostanzialmente da turni di lavoro volontario. Usata ancora oggi, la grande strada inca è ancora un elemento prorompente nel paesaggio andino.

L’ultima sezione della mostra presenta una video installazione che restituisce la scoperta di un inedito tratto di cammino nel nord ovest dell’Argentina (Molinos, provincia di Salta) associato a numerosi siti, e in particolare a tre tambos e un chasquiwasi di epoca inca.

In mostra circa 50 reperti archeologici andini selezionati tra le collezioni preispaniche-amerindiane del Museo, oltre a un ricco apparato esplicativo composto di testi e mappe.

Accompagna l’esposizione una mini-guida di approfondimento

MUDEC  . Via Tortona, 56 – www.mudec.it

ORARI

Mar – Ven 10.00 ‐ 19.30 |

Ingresso libero (Ultimo ingresso 30 minuti prima)

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