Marcello Veneziani “La pagliacciata è finita, torniamo alla realtà”

Attualità

È finita la pagliacciata. Il governo Conte, fuffa& travestimenti, l’alleanza grillo-sinistra, gl’incapaci al potere, i mercenari ingaggiati, il carnevale delle trattative, l’attaccamento alle poltrone senza la minima dignità… Tutto questo mentre era in corso la pandemia e la vaccinazione di massa, la catastrofe economica e sociale, e si dovevano predisporre i piani per i giganteschi investimenti che sarebbero stati affidati nelle mani di questa gente…

Adesso ci prova Mario Draghi, ma non dite che torniamo a Mario Monti. La situazione, è completamente diversa, non è paragonabile. Dieci anni fa furono abbattuti un premier e un governo di centro-destra voluti e votati dal popolo italiano. Fu agitato lo spettro dello spread, ci fu la pressione combinata di potentati e governi stranieri, la cupola della sinistra cospirava da anni per far fuori Berlusconi a ogni livello e con ogni mezzo.

Stavolta il governo caduto non era stato legittimato dalle urne, il premier non si era mai sottoposto al voto popolare, l’alleanza non era stata voluta dagli elettori che anzi avevano votato i singoli partiti in alternativa reciproca. Quel governo era frutto di un incantesimo di Renzi e di una losca alchimia per impedire il voto e la probabile vittoria dei sovranisti. Nasceva dunque contro la sovranità popolare, prima che contro i sovranisti. Era l’alleanza tra il movimento più scombinato e inadeguato della nostra storia repubblicana e il partito-sistema che da anni perde le elezioni e poi vince il governo. Guidava questo governo un imbonitore senza sostanza, un trasformista senza decenza, che era stato sovranista, populista ed euroscettico nella prima versione; antisovranista, progressista e filosinistro nella seconda e si apprestava a travestirsi da catto-centrista ed europeista nella versione “governo di salvezza nazionale”. Era accompagnato dal più imbarazzante portavoce della repubblica, che controllava l’informazione pubblica producendo in proprio un indecente megafono di regime, un bollettino reality, soprannominato telecasalino.

Se nel caso di Berlusconi fu agitato lo spettro dello spread per farlo cadere, nel caso Conte ter non c’è stato bisogno di agitare alcuno spettro perché viviamo una situazione drammatica ed eccezionale e non potevamo pensare di affrontarla col governo peggiore che si potesse avere, sotto ogni profilo, per giunta guarnito di commissari alla malagestione e task force di pura coreografia.

È la prima volta che il Partito del Presidente della Repubblica che è il Partito Democratico dacché è nato, ha dovuto subire malvolentieri una decisione del Quirinale mentre si era attaccato con tutta la forza del suo stato confusionale a Conte, elevandolo a insostituibile centro del sistema solare. Ma come si faceva a vivere e fare politica prima che scendesse in terra l’Avvocato Taumaturgo? Contro la sua volontà, la sinistra ha riavuto un briciolo di decoro.

È presto per affrettare giudizi sulla scelta di Draghi e sulla situazione che si verrà a creare; la personalità in questione è autorevole ma controversa. Non mancano inquietudini. Ne riparleremo, anche perché la sua impresa è in salita e non si sa se disporrà di una vera maggioranza. Però si possono dire almeno due cose.

La prima: qualunque sia il giudizio, torniamo perlomeno alla serietà, ci confrontiamo con la realtà senza giochi di prestigio e circo annesso.

La seconda: la ricerca di personalità di alto profilo non nasce stavolta dalla volontà di commissariare la politica sgradita ai poteri forti ma dal fallimento vistoso della stessa politica, l’incapacità di raggiungere e rispettare gli accordi. Arriviamo alla soluzione extrapolitica dopo lo spettacolo di giravolte, testacoda e governi opposti, e con un ceto politico veramente imbarazzante. È stata una necessità, a questo punto, non c’era scampo, se si escludono le votazioni, temute da tre quarti del Parlamento. Dopo aver accettato ogni tipo di compromessi ora i grillini aizzano il trombettiere Ale Di Battista che riprende le sue filippiche, sospese e dimenticate in questo anno e mezzo di governo col Pd. Ridicolo ora gridare contro il sistema di cui sono stati al guinzaglio in tutti questi mesi. I grillini si sono rivelati una scuola di sopravvivenza personale e di gruppo a ogni prezzo; non possono ora tornare i rivoluzionari contro i poteri forti, hanno già tradito uno, dieci, cento volte…

Sergio Mattarella non ha dato al centro-destra le elezioni e non ha dato ai grillo-sinistri il governo. È stato salomonico, quantomeno, al di sopra delle parti. Da statista, e lo dice uno che non ha mai fatto sconti a Mattarella. Poi ci può non piacere la sua scelta, possiamo dire che avremmo preferito andare al chiarimento del voto e che le ragioni sanitarie per non ricorrere alle urne siano pretestuose; ma non si può negare che ha fatto una scelta autonoma rispetto ai partiti e motivata dal palese fallimento della classe politica di governo. L’immagine di quel fallimento ha la faccia, la voce e il cognome di Fico, che però si è salvato la poltrona di presidente della camera.

Conte, i grillini e la sinistra ora non possono prendersela con Matteo Renzi come il diavolo che li ha mandati in rovina: lui li aveva mandati al governo, se erano là al potere, insieme, lo dovevano a lui e alle sue spericolate manovre politiche. Matteo li fece, Matteo li disfece. Amen.

Resterà da vedere come si regolerà il centro-destra e come si diversificheranno le posizioni tra le forze in campo, mantenendo fede all’alleanza, come già accadde quando la Lega provò l’alleanza coi 5S, provvisoriamente staccandosi da Forza Italia e Fratelli d’Italia. Ci sono gradazioni diverse tra l’aperto sostegno e l’opposizione, c’è soprattutto la considerazione che viviamo in una situazione senza precedenti e ogni eccezione non può durare a lungo ma solo condurre a un ripristino della democrazia politica, che appare oggi come sospesa. Magari dopo l’elezione del Quirinale nella primavera del ’22 si potrà tornare alla normalità. È presto per azzardare giudizi. Per ora diciamo con sollievo che è finito un equivoco, è cessato un insulto quotidiano alla dignità degli italiani, al merito, alla capacità, alla coerenza, alle gravi difficoltà. Abbiamo ripreso un po’ di serietà, seppur a prezzo di un mezzo commissariamento. Ma non stavamo messi meglio col servitor di tutti i padroni. E il rischio di finire poi nelle grinfie della troika &C., era perlomeno uguale.

Marcello Veneziani

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