Si dice che in Italia le tasse sul mattone pesino molto. Complessivamente quasi 50 miliardi di cui circa 22 per Imu, rispetto ai poco più di 9 miliardi dell’Ici. Il resto del gettito è prodotto dalle imposte indirette, come l’imposta di registro, che si applicano in caso di compravendita (circa 9 miliardi); dalle imposte sul reddito da locazione ( Irpeg, Irpef o cedolare secca per altri 9 miliardi), dall’imposta di registro e dall’Iva sulle locazioni (circa 1 miliardo). Ulteriori 10 miliardi di euro all’anno circa dalla tassa sui rifiuti e un altro miliardo da altri tributi. E’ vero, ma detto così in termini assoluti, citando il dato del gettito complessivo del settore immobiliare e poi snocciolando i dati disaggregati, dice poco, e soprattutto non aiuta l’Europa a capire perché andiamo dicendo che il carico fiscale sugli immobili, così com’è, è inaccettabile. Infatti, l’U.E. guarda a quel gettito in rapporto al Pil dei diversi stati e trova che quello italiano è più o meno in riga con la media europea. La questione è che bisogna andare viceversa a vedere qual è il carico sugli immobili che son rimasti a pagare: non il rapporto tra il gettito del settore ed il Pil ovvero il complessivo gettito fiscale di tutte le imposte. Taglia di qua, esonera di là, nel nostro Paese a pagare è rimasta la metà degli immobili, molto al di sotto della media europea. E c’è anche un’altra distorsione. Le case abitate a titolo di proprietà ( la cui entità numerico/proporzionale è una anomalia tutta italiana) che sono oltre l’80 per cento, quand’anche fossero chiamate a pagare l’Imu, non pagherebbero comunque, né altre imposte indirette, né le imposte sui redditi. Ma l’Europa continua a chiederci acriticamente di aumentare il carico sugli immobili, portando avanti l’iniqua riforma catastale e ripristinando l’Imu sulle prime case. Il fatto poi che la Corte dei Conti abbia chiesto, proprio in questo frangente di sfacelo economico e di enormi sforzi richiesti agli operatori economici privati per reggere l’attuale carico degli impegni tributari, un rilevante innalzamento dell’imposizione fiscale sugli immobili, e addirittura l’introduzione di una patrimoniale, dice dello scollamento degli esponenti della burocrazia dai problemi reali del Paese, e della insensibilità a qualsiasi logica di solidarietà virtuosa e costruttiva per il bene comune. Maggiori tasse (ammesso e non concesso che si debba) si chiedono semmai quando l’economia prospera, non nel pieno di una guerra che ha distrutto mezza economia del Paese! Altrimenti si va allo scasso e non si salva nessuno.
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