Il letamaio dei Giardini Montanelli è l’integrazione degli immigrati voluta da Sala?

Milano

Qualcuno dovrà spiegare ai milanesi perché l’ecologia targata Sala e compagni si attui con la realizzazione di piste ciclabili e piazze cosiddette tattiche, mentre giardini storici, gloriosi come i Giardini Montanelli possono essere un letamaio pubblico, maleodorante e vissuto come un gabinetto a cielo aperto dagli immigrati. E qualcuno dovrebbe anche spiegare il perché dell’occupazione “abusiva” da parte degli immigrati accolti a braccia aperte, clandestini e non, di spazi che chiedono rispetto e cura.

E, per evidenziare un malcostume, qui siamo in Centro, nel cuore di una Milano che dovrebbe interessare Sala. Risparmiamoci l’estremo degrado, puzza, colonie d’insetti, discariche di rifiuti nelle zone abbandonate della periferia. Per il momento fissiamo l’attenzione su un parco pubblico che è un vero gioiello «Non c’è la consapevolezza del valore e dell’importanza di questo giardino nel cuore di Milano che è amato dai cittadini e ignorato dai nostri politici al comando della città», protesta Enrico Pluda, presidente dell’associazione Agiamo (Amici dei Giardini Montanelli) che di recente è stata insignita con l’Ambrogino d’oro. «Non vogliamo farne una questione politica ma è evidente che durante la giunta Moratti i Giardini fossero molto ben curati, mentre la giunta Pisapia li ha ignorati, facendogli toccare livelli di degrado mai visti prima che ci hanno indotto a fondare Agiamo…Un giardino pubblico storico non può essere considerato alla stregua di una aiuola spartitraffico, di un viale alberato, o di un’area cani. Gli esempi da seguire sono certamente quelli del nuovo parco di Porta Nuova o di CityLife, dove una cura del verde dedicata si accompagna a un controllo continuo».

Ma a Sala non passa neppure nell’anticamera dei pensieri. Ricordate che hanno fatto i vandali alla statua di Montanelli, nella tolleranza dell’amministrazione? Il parco è accogliente, frequentato da diligenti padroni di cane, ma “c’è gente che si apparta quando fa buio, strane presenze che hanno l’accesso agevolato dalle basse recinzioni sul lato di via Manin e godono della massima tranquillità vista l’assenza di telecamere. Il parco di Porta Venezia, dopo la cura della quarantena totale, sta ripiombando nel degrado. Non c’è cespuglio senza carta igienica sporca e feci umane a fare da disgustoso contorno.”, osserva Libero. La cura del verde è praticamente inesistente, la prostituzione prospera senza controlli, i bivacchi trionfano.

E’ inutile invocare “Chiamami ancora amore (pardon) Milano”, caro Sala: la Milano perbene non risponderà.

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