Non era facile presentare la macchina complessa del Festival di Sanremo senza la presenza del calore palpabile pulsante del pubblico in sala, ma l’evento è stato confezionato con cura e il risultato corre sul filo della professionalità. Le forzature inevitabili, qualche lungaggine, i giochi di luce a volte fastidiosi e ossessivi non hanno comunque appesantito una trasmissione che ha fedelmente rappresentato la tradizione.
Le incursioni di Fiorello sprizzavano fantasia e immediatezza, invenzioni di un giocoliere astuto ed eclettico del palcoscenico. La rivelazione è stata l’attrice Matilda De Angelis, una presenza efficace, pronta, duttile, senza lo sfarzo delle bambole che solitamente si vedono all’Ariston. E sa recitare e cantare: il duetto con Fiorello “Ti lascerò” è stato un momento da ricordare.
Le canzoni? Chi ha cantato ha indossato l’abito musicale più idoneo alla propria personalità dividendo, immagino, i gusti del pubblico a casa. Ma non c’è la canzone dirompente e la classifica finale premia le migliori che, poi, a ben vedere appartengono a cantanti di comprovata esperienza. Sono: Annalisa, Noemi, Fasma, Fedez-Michelini, Renga, Arisa, Maneskin, per citare i primi sette.
Belle voci femminili, ma personalmente il duo Fedez-Michelini e Maneskin possiedono sonorità originali da evidenziare. Ospite imperiosa Loredana Bertè che ha fatto ripensare con nostalgia a tempi mai dimenticati. Una zampata di personalità, un vestito un po’ hippy, viso rifatto, ma bene. Con grinta canta “Non sono una signora” ma l’anima è eternamente rock.
La favola della prima serata finisce con la banda della Polizia di Stato che esegue magistralmente Piazzolla