I 7 SEGRETI del dialetto MILANESE che forse non sai

Milano
#1 E’ un dialetto da sempre esterofilo

Il dialetto milanese è come un vaso che nel corso dei secoli è stato riempito da diverse lingue e popolazioni. Il risultato è una lingua piena di apporti stranieri che proprio per questo rappresenta perfettamente il suo territorio e la sua storia. Due esempi significativi di questa “esterofilia” del milanese sono:

  • la costruzione delle frasi negative come in tedesco, con la negazione alla fine: ti te seet noo ti te seet minga
  • la presenza di suoni francesi e tedeschi che risultano invece assenti in italiano: “oeu” (ö), “u” (ü) evidenti in parole come “fioeu” o “malumor”.
#2 Influenze straniere anche nelle parole diventate di uso comune

Se volessimo parlare delle influenze linguistiche ricevute dal milanese nel corso del tempo non finiremmo più, anche alcune parole più tipiche in realtà derivano da altre lingue e tra queste ricordiamo:

  • da hapà(celtico) è derivato ciapàr
  • da tonsam(latino) è derivato tosa
  • da bauschen(tedesco) è derivato baùscia

Il distacco tra Milano e il resto d’Italia prosegue anche oggi nell’utilizzo dell’inglese: a Milano oggi usare anglicismi è fondamentale in quasi ogni campo. Nel mondo della cultura si organizza “Book city”, gli appassionati di moda attendono la “Fashion week” e così via.

#3 Ci sono più vocali in milanese che in italiano

Questa sicuramente non la sapevate: il milanese ha più vocali che l’italiano. Questo perchè la fonetica che il milanese ha acquisito da altre lingue, come francese e tedesco, in italiano non esistevano e sono state aggiunte. In particolare, il milanese possiede anche le vocali anteriori arrotondate come /ø/ e /y/. Ad esempio:

  • la vocale /y/ la possiamo sentire con la parola cümü (“comune”)
  • la vocale /ø/ si sente in parole come pedriœl(“imbuto”)

Le vocali in milanese sono fondamentali, tant’è che presenta molti allungamenti vocalici come aa, ee, ii, oo, uu in fine di parola, con suono prolungato e stretto: parlaa, miee, finii, coo, cuu.

#4 A differenza dell’italiano, molte parole finiscono con una consonante

Fateci caso. In italiano la maggior parte delle parole finiscono con una vocale: città, mangiare, cellulare, casa, cane e pastaIn milanese invece molte parole finiscono con una consonante e l’esempio più semplice sono i pronomi soggetto:

  • nümm(italiano: noi)
  • viálter(italiano: voi)
  • lór(italiano: loro o essi)
#5 E’ un dialetto magico: trasforma le lettere

Probabilmente qualche popolazione passata per i territori lombardi ha portato a Milano la passione per la magia perché il milanese è tutt’oggi un dialetto magico. Ha infatti la capacità di trasformare le lettere di alcune parole:

  • in fine di parola e dopo una vocale si pronuncia “p”: goeubb
  • in fine di parola e dopo una vocale si pronuncia “t”: crud.
  • in fine di parola e dopo una vocale si pronuncia come la “c dolce”: magg.
  • in fine di parola e dopo una vocale si pronuncia “f”: noeuv, rav.
#6 E’ un dialetto elegante e gli insulti sono eufemismi

La città di Milano ha ospitato nobili da ogni dove e forse è stata questa presenza nobiliare a influenzarne il dialetto. Per quanto i vernacoli possano considerarsi “lingue del popolo” il milanese è tutt’altro che volgare e, anzi, perfino gli insulti sono spesso eufemismi:

  • Và a scuà ‘l mar! letteralmente significa “Vai a pulire il mare!” ed è un invito a perder tempo altrove
  • Và a Bagg a sonà l’orghen si può tradurre con “Vai a Baggio a suonare l’organo!” però nella Chiesa di Baggio l’organo non c’era, era solo dipinto. Insomma, possiamo dedurre il significato di questo cordiale invito…
  • Mena no el turun! è un eufemismo per zittire qualcuno: non parlare a vanvera!
#7 In origine si chiamava dialetto “meneghino”

L’ultimo segreto ma non per importanza è l’originario nome del dialetto, ovvero “meneghino”. Per capire da dove derivi questo nome sono state sviluppate più ipotesi:

  • Alcuni pensano che derivi da “domenici”, dal termine latino “dominici” che significa “appartenenti al Signore”, ovvero il popolino e il dialetto effettivamente può essere inteso come la lingua del popolo.
  • Una seconda ipotesi, invece, vede in “meneghino”un legame con l’usanza milanese di assumere un servo nella sola giornata di domenica.

Non si può non fare riferimento anche alla famosa maschera milanese Meneghino, simbolo della città e del Carnevale Ambrosiano. Il suo nome è in realtà un soprannome che sostituisce “Domenico” e tradizionalmente indossa un cappello a tre punte, pantaloni verdi al ginocchio e delle calze a righe bianche e rosse.

(fonte Milano Città Stato)

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