Non so se Marta Cartabia riuscirà nei prossimi giorni o mesi a riformare alcuni dei pasticci orrendi combinati dal povero Bonafede nei tre anni passati a far guai a via Arenula. Non so se riuscirà a reintrodurre in fretta il principio sacrosanto e garantista e costituzionale della prescrizione. Non so se riuscirà a cancellare la “spazzacorrotti” (meglio dire la “spazzadiritti”), cioè la legge che stabilisce che prendere (o essere sospettati di aver preso) o dare una bustarella è reato assai più grave dello stupro. Non so se riuscirà a eliminare le leggi sulle intercettazioni e sui trojan che fanno assomigliare oggi l’Italia molto più alla vecchia Germania comunista che non alla Gran Bretagna liberale. Però… Però, ecco, quando parla Marta Cartabia ci fa dimenticare la vergogna di avere avuto ministri della giustizia ( e partiti di governo) medievali.
La ministra ha tenuto un discorso al quattordicesimo congresso delle Nazioni Unite sulla prevenzione del crimine, e ha pronunciato parole che hanno fatto immaginare a tutti che l’Italia sia ancora la patria del diritto, e non la patria delle gogne a 5 stelle. Immagino che il partito dei Pm inorridirà, se leggerà quel che ha detto la ministra, e il fatto che il partito dei Pm inorridisca non è una cosa che ci rattrista. Vediamo solo due frasi pronunciate dalla Cartabia.
La prima è relativa alla necessità di non concepire la pena come una vendetta e di considerare anche il carcere un luogo di speranza e non di disperazione e di terrore, e di privilegiare l’azione che favorisce il reinserimento piuttosto che l’azione punitiva. Ha citato a questo proposito anche le statistiche – facendo probabilmente infuriare Travaglio, che ha dedicato nel tempo decine di pagine del suo giornale a sostenere il contrario – secondo le quali “a fronte di un trattamento dei detenuti più costruttivo corrisponde un più basso tasso di recidiva”.
La seconda frase che ha pronunciato la ministra, e che ha un valore immenso e rivoluzionario, è stata il richiamo alle “Mandela Rules”, e cioè alle regole sul trattamento in carcere che l’Onu approvò un po’ più di cinque anni fa e che furono dedicate al vecchio combattente sudafricano, che passò quasi la metà della sua vita in cella. In Italia le Mandela rules non le ha mai invocate nessuno, se non i radicali. Non sono neanche conosciute. E pure il nome di Nelson Mandela, di solito, è trattato con seppur gentile sospetto. Non è mai piaciuto il tipo di giustizia che Mandela impose al suo paese, dopo essere uscito di prigione e dopo aver preso il potere: il rifiuto o la riduzione ai minimi termini della pena e del suo valore.
Bene, cosa dicono le “Mandela Rules”? Tante cose molto importanti ma soprattutto, dal nostro punto di vista, parlano del 41 bis e mostrano orrore nei confronti di una regola così inumana e feroce. I paragrafi 43, 44 e 45 prevedono espressamente la possibilità di usare l’isolamento del prigioniero ( e quindi una situazione simile a quella del nostro 41 bis) per non più di 15 giorni. Leggete qui.
Regola 43: “In nessun caso possono aversi restrizioni o sanzioni…inumane o degradanti, in particolare sono vietate le seguenti pratiche:
a) indefinito isolamento,
b) isolamento prolungato”
Regola 44: “Ai fini di queste regole, l’isolamento si riferisce al confinamento dei detenuti per 22 ore o più al giorno senza significativo contatto umano. L’isolamento prolungato si riferisce all’isolamento per un periodo superiore ai 15 giorni consecutivi”.
Regola 45. “L’isolamento deve essere utilizzato solo in casi eccezionali, per il tempo più breve possibile, e sottoposto a una revisione indipendente. Non può essere utilizzato nei confronti di persone malate”.
Avete capito bene: isolamento al massimo per 15 giorni. In Italia, chi sta al 41 bis può restare in isolamento totale anche per 25 anni. Anni. E i giudici di sorveglianza lo lasciano lì anche se è in agonia. Anche se ha l’Alzheimer. E la politica, e la stampa, di solito battono le mani. Ecco, dal momento che la ministra Cartabia fa parte di quel piccolo nucleo di persone, e di intellettuali, che le Mandela Rules le conosce bene, è da escludere che, citandole, non pensasse al 41 bis. E stavolta siamo noi a batterle le mani.
E subito dopo osserviamo che mentre il Ministro si pronuncia contro l’infamia del carcere duro, il capo del Dap (dipartimento carceri) Bernardo Petralia, annuncia , con una certa soddisfazione, “abbiamo costituito una nuova sezione di 41 bis a Cagliari”. Lo ha fatto parlando in commissione antimafia, in parlamento. Non risulta che nessuno gli abbia letto le Mandela Rules e gli abbia spiegato che il carcere duro è una roba dell’ottocento. Adesso non ci resta che aspettare: il governo Draghi andrà avanti con lo spirito di Cartabia o con quello di Pm?
Piero Sansonetti
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