Paolo Mieli: “Pd al potere 11 anni con giochino parlamentare nel cosiddetto ventennio Berlusconiano”

Attualità

“Guerre culturali e silenzi intorno e dentro al Pd”. Così titola il Corriere della Sera l’editoriale a firma Paolo Mieli. Una riflessione incalzante, costruttivamente impietosa. Da qui parte la nostra conversazione con l’autore. Il Riformista intervista l’editorialista e la sua visione di un PD allo sbando. Queste le risposte più significative:

“La lettura è obiettiva. Il Pd è un partito che sta attorno al 20% e che deve trovare un altro 30% con cui allearsi per mirare al 50%. Questo visto dal vertice. Obiettivo che per la destra è possibile e per loro no. Nel senso che i dem hanno, in primo luogo, un’alleanza problematica, che hanno dato per scontata, con i 5Stelle. In secondo luogo, hanno fatto diventare, al netto delle provocazioni ricevute, l’antirenzismo una categoria, come fu l’anticraxismo, l’antiberlusconismo. Per cui si sono fatti uno sbarramento e poi hai voglia a dialogare con Calenda e la Bonino, ammesso che ne abbiano la forza e la capacità. Un problema alquanto complesso. Questo è il punto primo. Il punto secondo: hanno rinunciato da molti anni alla loro vocazione di essere un grande partito sociale della sinistra. Le lotte operaie, la società: per loro sono vuoti slogan ma non li s’incontra mai nella società. Chiunque viaggi nella società, non l’incontra, non ci sono. Di quello che sono i grandi partiti socialisti o laburisti europei, nel Pd non c’è rimasta neanche l’ombra.

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Innanzitutto non so se Enrico Letta condivida questa mia idea. La sua provenienza politica e culturale è un’altra. Non so se l’abbia mai neanche conosciuta questa esperienza di cui parlo e che è ancora riscontrabile in altri partiti della sinistra in Europa e nel mondo. Un partito capace di risvegliare il popolo non sull’anticraxismo, l’antiberlusconismo, l’antirenzismo, in compagnia di iniziative giudiziarie… Quella è la strada praticata negli ultimi trent’anni. Qualcuno ha provato a sottrarsi, cito per tutti Walter Veltroni, e gli hanno fatto fare la fine del topo, nel senso che l’hanno massacrato fino a che si è dovuto sfilare. Non so se è questo che Letta vuole fare. Non è necessario provenire dalla storia del Pci per poterlo fare. Gli ostacoli sono tanti…

Beh, c’è una cosa che loro non capiscono: attraverso dei machiavelli parlamentari sono stati al Governo sempre, anche se perdono le elezioni. Dovrebbero passare un lungo e salutare periodo all’opposizione, mentre invece loro hanno imparato fin dall’inizio di questa nuova storia dell’Italia repubblicana, agli inizi degli anni ’90, che c’è un gioco che con le opportune coperture funziona sempre, e cioè se fai una gherminella parlamentare vai al Governo. Diceva l’altro giorno Cuperlo proprio sul Riformista: strano, l’ultima volta che abbiamo vinto le elezioni è stato quindici anni fa eppure siamo stati al Governo per undici anni. Nel famoso ventennio berlusconiano, di cui si parla nei libri di storia, undici anni sono stati al potere loro, e nove anni Berlusconi. È un po’ strano, è come se nel ventennio fascista, fosse stato al potere nove anni Mussolini e undici Gramsci.

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Quando arriva un nuovo segretario, o si piega oppure gli fanno fare la fine di Renzi. Ti fanno una guerra quotidiana, oppure ti devi adattare e fai lo stesso la fine di Renzi, nel senso che loro sono dei distruttori seriali di leader che non hanno precedenti nella storia dell’umanità. Mai si sono manifestati divoratori di leader di siffatta portata. Si spera nel “salvatore”, e da più lontano viene, meglio è, perché così prima che s’impratichisca di quelle che sono le correnti, ci impiegherà secoli. Correnti significa anche piazzare uomini dappertutto. È un partito, il Pd, che ormai ci ha abituato all’andirivieni fra banche, posti pubblici, consigli di amministrazione, Padoan, Minniti, Lapo Pistelli… Lo dico con grande rispetto per queste persone, però per loro è normale: esci, vai in una banca, neanche un periodo intermedio di “decantazione”. C’è solo il fastidioso intralcio temporale di dover dare le dimissioni dal Parlamento quando hanno già occupato il loro posto. La naturalezza con cui si piazzano nell’apparato, dà l’idea che fare un periodo di opposizione per loro è da suicidio. Loro sono il partito dell’occupazione del potere. Come puoi fare un partito di massa se il tuo vincolo principale è questo? Quando arriva un nuovo leader, i capi corrente gli fanno gli occhi dolci, così che il nuovo leader possa pensare: vedi, in fondo…

Ora poi, per tornare a Enrico Letta, la situazione è particolare, perché i capi corrente sono gli stessi che lo hanno disarcionato non più tardi di sette-otto anni fa. Per cui lui vede negli occhi tutte le persone che lo hanno tradito. Tutti, nessuno escluso. Quando si presentò Renzi, contro cui oggi tutti vogliono combattere, lo sostennero quasi unanimemente nel far fuori Letta da Palazzo Chigi. Mi sembra una impresa impegnativa, se lui non la prende sottogamba.

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