Dopo la svolta green di Beppe Sala, passato a militare nei Verdi Europei, ci si aspetterebbe di notare in giro per la città scelte in linea con questa grande sensibilità ecologica. Eppure, guardandosi in giro, a parte le ciclabili che fioriscono come funghi…il piatto piange. Verrebbe proprio da dire: predicare bene e razzolare male. Un esempio è quello di piazza Piola, come ben descritto nell’articolo di Paolo Pileri su Arcipelago Milano.
Un nuovo caso problematico per il suolo milanese. Si tratta dei lavori in corso nel grande spazio verde di piazza Piola (Municipio 3). Purtroppo, il layout di progetto ai bordi del cantiere non era visibile al 7 marzo, se non attraverso un disegnino elementare fatto per scusarsi dei disturbi arrecati all’area cani.
Al centro un grande cerchio sempre di cemento (già realizzato) sarà circondato da una corona anch’essa di cemento che approssimativamente ha uno spessore di un paio di metri o più. Una sorta di cuore di cemento dove prima c’era una piccola area di sosta (sempre con autobloccanti) con al centro una aiuola verde. Per realizzare questo cuore di cemento e la relativa strada sono stati rimossi parecchi metri cubi di suolo e messi da parte in cumuli (che fine farà quel suolo?). La prima domanda: ma perché tutto questo cemento? E perché addirittura dentro un’area verde?
Non siamo sazi del consumo di suolo di cui la città di Milano continua a essere protagonista nelle statistiche regionali e nazionali? Nonostante lo sforzo per cercare di ridurre il consumo di suolo, Milano rimane la terza città italiana sopra i 100.000 abitanti per suolo già consumato (10.581 ettari cementificati, pari al 58,19% al 2019; ISPRA, 2020) ed è la quarta città metropolitana italiana per maggior incremento di temperatura tra aree rurali circostanti e aree urbane (+ 3°C; ISPRA, 2020), dovuto ovviamente all’alta densità edilizia, alla forte impermeabilità delle superfici urbane e alla non buona distribuzione e quantità di verde in città.
Se tutto questo è arcinoto al Comune e ai suoi governanti, perché andare a rosicchiare gli ultimi fazzoletti di verde che abbiamo, spiattellandoci sopra del cemento? Sicuramente si può fare meglio. Le sfide che abbiamo davanti richiedono cambi di passo e nuove creatività progettuali, persino nei particolari. Al centro di piazza Piola prima c’era una piccola area semi-impermeabile, e questa doveva e poteva essere azzerata e non certo aumentata.
Milano è una città bollente. Non basta occuparsi di rinverdire i suoi bordi, ma bisogna occuparsi di ogni occasione possibile. La nostra città vuole essere resiliente, vuole essere protagonista della transizione ecologica ed è pure leader delle scelte ambientali per le Olimpiadi invernali 2026: deve essere ossessionata dalla sostenibilità, nel piccolo come nel grande. Consumare suolo (anche poco) nei parchi urbani non è la strada giusta.
È davvero necessario? Non ci sono alternative? Piazza Piola come chissà quali altre situazioni in città, possono essere un laboratorio per una urbanistica verde che impara ad agire negli interstizi cercando a tutti i costi di aumentare il verde, migliorando gradevolezza e microclima e non consumando neppure un centimetro quadrato di suolo. In più oggi abbiamo anche urgenza di amministrazioni educanti verso i propri cittadini che hanno bisogno di apprendere, crescere e capire che c’è un referente politico che si inventa mille strategie progettuali per aumentare in ogni dove la dimensione ecologica integrale. Non solo nei grandi progetti di sviluppo urbano.
E invece, purtroppo qual è la lezione di quelle armature pronte ad essere annegate nel cemento, dentro un giardino pubblico? Che idea possiamo farci? Nessuna di tipo ecologico. Ognuno penserà che è cosa buona e giusta spazzare via del suolo e del verde per farci un qualcosa (che non sappiamo) pur di interesse pubblico. E invece potevano imparare che si mette mano a un’area verde migliorandone la prestazione ecologica.
Ci sono mille cartelli sui cantieri della nuova metropolitana che ci spiegano la CO2 che si risparmierà, e noi impariamo. Perché qui no? Purtroppo, non capiamo neppure la spesa di tutto questo cemento perché sui cartelli di cantiere l’importo è annerito. Un’ultima domanda. Siccome il committente visibile leggendo i documenti di cantiere è nella persona della dott.sa Livia Pomodoro (il giardino è intitolato alla drammaturga Pomodoro) e non il Comune di Milano, mi sono anche chiesto se l’area sia stata assegnata a qualche ente o associazione e se questo non implicherà delle restrizioni d’uso in futuro.
In ogni caso anche se fossero stati i soggetti terzi a proporre quelle soluzioni e perfino a pagare, nulla cambierebbe nel discorso sulla sostenibilità fatto sopra, in quanto è sempre il Comune il garante della sostenibilità. Per altro il Comune di Milano ha deliberato recentemente di istituire la figura del garante del verde e del suolo a cui spero verrà utile questa memoria.
Paolo Pileri (Arcipelago Milano)
State of knowledge of soil biodiversity – Status, challenges and potentialities, Report 2020. Rome, FAO – p. 201)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845
Perché così tanto nuovo cemento? Dovevsta la resilienza verde di Milano? Dove ogni fazzoletti verde va curato, non sostituito?
Non se ne puo’ piu’ di aree cementificate e nuovi palazzi a Milano che tolgono l’aria..anche in questo caso il progetto,seur nobile, poteva essere realizzato ancge attraverso ..perche’ no..un giardino botanico o comunque realizzando un’area verde curata e non abbandonata a se stessa come spesso succede