A priori il virus si è divertito, se si può dire, a seminare un venticello di follia che scombinasse un ragionare con buon senso, poi uno sberleffo di irrisione per quel sapere, ma non fare, di chi gestisce la cosa pubblica, poi ha colpito senza pietà lasciando una scia di sconcerto che diventa follia. Ed è oggi un tempo in cui la narrazione quotidiana scopre gesti, reazioni abnormi, comportamenti singoli o collettivi di difficile lettura se non si vuole spiegarli con la rabbia, l’impotenza, la palese ingiustizia di decisioni a cui non puoi sottrarti. Una follia che può essere benefica, indicativa di una depressione latente che vuole luce e così una serata di festa come in epoca pre-Covid ieri sera è sembrato l’assembramento gioioso ai Navigli a Milano con migliaia di ragazzi che affollavano le strade e facevano la coda davanti ai locali per bere e mangiare. A testimoniare l’atmosfera da fine lockdown le decine di bottiglie di birra e di bicchieri di plastica lasciate sulle balaustra lungo i Navigli. E i cestini della spazzatura ricolmi. E a proposito di palese ingiustizia nell’individuare le categorie, spiega il Corriere, i bar e ristoranti che dispongono di un dehor da lunedì avranno la possibilità di lavorare a pranzo e cena come prevedono le norme del «giallo rafforzato» (con conto sul tavolo entro le 21.30). Gli altri invece saranno giocoforza costretti a proseguire con l’asporto e il delivery. Una misura che significa un mancato guadagno di circa 70 milioni di euro (fonte Confcommercio Milano) per migliaia di attività. E anche per i più fortunati non si parla di numeri enormi: i ristoranti milanesi in media dispongono di 15/20 coperti all’esterno.
Quando si va poi nel dettaglio i casi e le differenze si moltiplicano: diversi locali sui Navigli con alte spese di gestione preferiscono rimandare l’apertura; altri invece sono in attesa di autorizzazioni dal Comune per nuovi spazi.” Ma non meravigliamoci se la rabbia diventa follia in piazza, se l’esasperazione può diventare un’aggressione folle.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano