No: anche se c’è una data, non ci sarà un blackout immediato se gli utenti non accettano la nuova informativa sulla privacy. Ma sì: di fatto, con il passare delle settimane, l’app diventerebbe inutilizzabile. Dell’aggiornamento di Whatsapp si parla da mesi. Diventerà necessario a partire dal 15 maggio. Ecco che cosa succederà, che cosa cambia e che cosa resta.
Che cosa succede il 15 maggio
Lo ha spiegato Whatsapp rispondendo a una serie di Faq sul suo sito: se l’utente non accetta l’aggiornamento, “il 15 maggio non sarà eliminato nessun account e non si perderanno funzionalità”. Non c’è quindi un interruttore che spegne le versioni non aggiornate. L’intervento sarà graduale. Come già nei mesi scorsi, sull’app continuerà a comparire la notifica che invita ad approvare le nuove condizioni. “Il promemoria – spiega Whatsapp – diventerà persistente dopo un periodo di alcune settimane”. Non c’è quindi una data puntuale, né una scadenza comune a tutti gli utenti. Le cose inizieranno a cambiare quando la notifica diventerà fissa. A questo punto, fino a quando non sarà accettato l’aggiornamento si avrà “un accesso limitato alle funzionalità”. Si potrà rispondere alle chiamate e alle videochiamate in arrivo. In caso di notifiche attive, l’utente potrà toccarle per leggere i messaggi, rispondere o richiamare in caso di chiamata persa. Non avrà però accesso alla lista delle chat e non potrà quindi inviare un messaggio per primo o aprire nuove conversazioni. In questo limbo (durante il quale è possibile esportare le proprie chat) l’utente rimarrà “alcune settimane”. Poi una nuova restrizione: smetterà di ricevere chiamate e notifiche. E non potrà neppure rispondere ai messaggi.
L’account “indotto” all’eliminazione
Whatsapp darà un po’ di tempo prima di mettere le ganasce. Quando arriverà, però, il blocco diventerà il probabile preludio alla cancellazione del profilo. Whatsapp spiega che “non eliminerà l’account se non accetti l’aggiornamento”, ma invita a “tener presente” che “verrà applicata la normativa sugli utenti inattivi”: dopo 120 giorni senza accedere, l’account verrà eliminato. Addio per sempre (l’azione non è reversibile) a cronologia dei messaggi, gruppi e backup. La procedura dei 120 giorni è già in vigore da tempo e – sottolinea l’applicazione – è “separata” dal consenso all’aggiornamento. Di fatto, però, le due cose sono legate: se non si ha la possibilità di usare l’app, non c’è motivo di accedere. E se non si accede l’account scompare.
La scadenza è mobile
La prima scadenza dell’aggiornamento era stata fissata a febbraio. Whatsapp ha poi deciso di rimandarla al 15 maggio per ammortizzare proteste e ed effetti collaterali, come l’impennata dei download delle altre app di messaggistica, come Telegram e Signal. Le nuove condizioni hanno provocato l’intervento dei garanti della privacy in diversi Paesi. Quello italiano aveva definito l’informativa “poco chiara”. L’app ha quindi cercato di renderla più trasparente, smentendo i timori iniziali. A una prima lettura, sembrava infatti che l’aggiornamento lasciasse maggiore libertà di condivisione dei dati con la casa madre Facebook.
Cosa cambia e cosa resta
In realtà, con la nuova informativa non cambia nulla nelle conversazioni tra amici e familiari. L’app continuerà ad avere la crittografia end-to-end, che non permette né a Whatsapp né a Facebook di leggere le conversazioni o condividere i contatti. Il cambiamento riguarda solo le conversazioni con le imprese (che è il canale con il quale Mark Zuckerberg ha deciso di fare soldi con Whatsapp). Gli utenti devono sapere che “la messaggistica con le aziende è diversa dalla messaggistica tra privati”. Le società “possono vedere le conversazioni e potrebbero utilizzare queste informazioni per finalità di marketing, che potrebbero comprendere anche le inserzioni su Facebook”. Le imprese possono inoltre “utilizzare Facebook come fornitore di servizi tecnologici per gestire le chat WhatsApp con i clienti, rispondere alle domande e inviare informazioni utili”. In altre parole: Facebook ottiene più dati, ma in modo indiretto, per scelta delle aziende e degli utenti e solo nelle conversazioni con le imprese. (AGI)
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