Marcello Veneziani “Quei ragazzi con le ali ai piedi”

Cronaca

Eravate mitici, quella sera voi due al ristorante a Trani. Dico a voi due ragazzi innamorati che avete mangiato la spigola e una marea di crudità, poi l’avete inondate di vino, per finire con un sontuoso babà. A un certo punto vi siete guardati negli occhi, e c’era una luce strana e contagiosa, una complicità frizzante, a cui ho a vostra insaputa partecipato. Eravate belli e fosforescenti. Poi abbiamo visto il cameriere inseguirvi e la padrona del ristorante uscire dalla soglia e imprecare. Non hanno pagato. Hanno mangiato un sacco, si sono fatti pure spinare il pesce. Che disgraziati, solidarizzava la gente, e qualcuno accennava a generalizzare, condannando la generazione. Annuivo. Ma pensavo con ammirazione a quei due banditi della leggerezza che si sono sollevati come piume e sono spariti con il vento nel porto delle nebbie. Restava solo l’eco di una rapida risata tra i muri di via Zanardelli. Evoè. Non li hanno trovati, i delinquenti, dicevo ai presenti. E pensavo: per fortuna, i figli di Dioniso e di Puttana sono spariti. Sono rimasti inviolati i loro sogni di bambini furtivi; quell’attimo di leggera follìa vale anni di vita stanca. Non glielo rovinate, di quattro o cinque attimi come quello è fatta la vita. Il resto è un greve saccottello pieno di pazienza, di attese e di ricordi, di noncuranza, dolori e ovvietà. La pesantezza. Erano troppo fresche quelle risate, troppo elettrici quei volti illuminati dall’ebbrezza, troppo lievi le loro gambe e i loro corpi volavano uniti solo dalle mani, liberi dal suolo. Non sciupate quell’incantesimo, lasciateli fuggire nei cieli mediterranei di una infinita primavera. Andarsi a spendere la loro euforia in una sera di luna piena di pancia piena di bocca piena di riso e di baci. E poi magari far l’amore per confermare col corpo l’unione della leggerezza.

Lo so, a vent’anni si possono commettere trasgressioni migliori che non pagare un conto a un ristorante. Si possono sognare rivoluzioni, ebbrezze religiose, letterarie. È giusto a volte essere ribelli, ed anche bello. Queste infime e giocose ribellioni non danno certo nobiltà all’esistenza ma ne infondono lievità; non donano blasoni ma piume.

Rubare non sta bene, puniteli se li prendete. Però loro interrogano la sorte col sorriso in bocca, loro infrangono la routine della macchina in garage, la suocera da riaccompagnare a casa, la spesa all’ipermercato, quattro più quattro fa otto. Sono loro che sfidano la notte, conoscono il buio e giocano alla vita. Non si tratta di veri ladri, ma di occasionalisti, poeti situazionisti di strada, innamorati a caccia di piccole prove iniziatiche. La legge degli uomini è contro di voi, e giustamente, ma la legge degli dei è con voi. Anzi gli dei sono come voi. Mercurio è vostro fratello. Per tutto il tempo che sono stato seduto a tavola ho covato la voglia di fuggire con loro, come loro. Sicché quando ho pagato il conto e mi dovevano portare un congruo resto, mi si sono illuminati gli occhi e ho detto agli svogliati complici: presto fuggiamo, sai la faccia quando ci portano tutto quel resto e vedono che siamo spariti. Sono sicuro: saremo meno veloci e meno leggeri, ma neanche a noi ci piglieranno…

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