Fermenti nelle piazze, messaggi e minacce più o meno inviati in modo anonimo o personalizzati, spesso dimostrativi, ma sempre odio profuso a piene mani, con lo scopo di aggredire e annullare una politica non condivisa, altro dai propri “intenti” sempre politicamente corretti. E questo periodo è contrassegnato da episodi che rafforzano e confermano una deriva di pensiero senza freni, antagonista e critica che prefigura un fiume sotterraneo di complicità. E ovviamente mi riferisco, ora, agli ultimi accadimenti: le minacce di morte alla Casellati, l’esposizione del libro della Meloni a testa in giù, alla manifestazione contro il Cpr di via Corelli.
Commentare l’odio è contravvenire le leggi del perbenismo rosso che si sente assolto ancor prima di mirare la sua freccia? Ma le manifestazioni di estremo astio di oggi sibilano con l’intensità di quel piombo che ha sconvolto il Paese per un decennio e fa supporre che la “lotta di classe” non sia finita, che la complicità rossa usi mezzi meno devastanti, ma covi l’annientamento dell’altra parte politica.
E sicuramente non aiutano la distensione le continue polemiche di Letta, i gesti inopportuni (Letta fotografato con un proprietario ONG), il segnare le distanze tra la politica di sinistra e di centrodestra, riprendere la benevolenza dei suoi con cavalli di battaglia fuori tempo (ius soli, tassa successione) E gli insulti, le basse insinuazioni, le definizioni malevole ingiustificate. Un lessico che è diventato comune nelle trasmissioni televisive, quasi che la politica sia oggi una questione di simpatia o antipatia personale, di rancore mal digerito, di vendetta politica.
C’è Draghi, ma poi?

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano