Non lo dico per la vicenda Brusca, dove forse l’unica cosa da dire resta che una legge può essere utile – se aiuta a combattere la mafia – ma contemporaneamente – o trent’anni dopo – essere vissuta come ingiusta, se la sproporzione tra crimini commessi e pene scontate è assurda.
Non lo dico per l’incidente della targa a Ciampi: un sorriso amaro e via. Lo dico, e vorrei dirlo forte, per la risposta data dal sottosegretario agli Esteri a un’interrogazione sulla morte dell’ambasciatore Luca Attanasio, in Congo. Marina Sereni, che è anche vicepresidente del PD, ha in buona sostanza affermato che l’ambasciatore era responsabile della sua propria sicurezza. Una falsità – è ovvio che lo Stato resta titolare delle questione della sicurezza dei propri rappresentanti- e una pilatesca ingiustizia.
Già il presidente della RD del Congo, giorni fa, ha cercato di derubricare quell’agguato e quegli assassinii -l’ambasciatore, il carabiniere, l’autista – a un episodio da briganti di strada. Adesso si va più in là, nello spiegare la morte di un diplomatico senza feluca e senza burocrazia, con pochi cocktail e molte missioni sul campo: siamo a un passo dal dire che se l’è cercata, che è stato imprudente.
Mi auguro che l’inchiesta giudiziaria non ne sia influenzata, ma se la Farnesina racconta così un diplomatico che dovrebbe inorgoglire la Repubblica, povera patria.
Post Toni Capuozzo
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