Io sono un lavoratore qualunque che spesso aspetta un tram mezz’ora, un vecchio da cinquant’anni in una casa popolare che trasuda per infiltrazioni mai risolte, un clochard degli ultimi mesi sempre in attesa di un pasto, sia quello che sia, sono un cassaintegrato con molte aspettative, ma con tre figli, sono ambulante soffocato da venditori abusivi, sono donna non importa l’età, con una paura latente per un’aggressione immotivata: io sono un cittadino qualunque mai preso in considerazione dal “Modello Milano” enfatizzato da Sala durante il suo mandato.
Ora Sala, nel suo personalissimo libro dei sogni, lancia un nuovo Modello. «Da Milano può venire fuori un modello per il Paese». E qui la campagna elettorale sarà «uno scontro tra le visioni della città del futuro». Una Milano che dovrà essere diversa. «Più verde e più giusta», certo. Continuando però «ad associare un’idea di crescita». Sono 400 i piddini coinvolti per il programma che lavorano in sedici tavoli aperti, sull’onda di ideologie politicamente corrette che con la realtà hanno pochissimo riscontro. Ma il sogno visionario di Sala a prescindere…diventa politico perché il sindaco-ricandidato vuole «contribuire a costruire un centrosinistra che possa vincere». E la posta in gioco di queste elezioni travalica i confini comunali: «Se vinciamo bene a Milano, dice tra gli applausi, e se riusciremo a superare i prossimi due anni, che saranno difficili, e a impostare la Milano del futuro, nel 2023 vinciamo anche in Regione». Una proiezione che spaventa il cittadino comune che vede il fumo gigantesco autoreferenziale di un presunto demiurgo che si fa Dio. Forse sbaglia i conti.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano