Mi capita alle volte di fermarmi e riflettere su delle cose semplici, cosa vuol dire occuparsi della “cosa pubblica”? Quali sono gli scopi che debba perseguire l’amministratore pubblico (politico)? Insomma per quale motivo mandiamo delle persone a gestire la “macchina” pubblica?
E per me la risposta è semplice e diretta, occuparsi della “cosa pubblica” vuol dire farsi carico delle necessità della collettività, risolvendo problemi più o meno complessi, presenti e futuri. Questo deve essere il fine del buon politico, essere al servizio della popolazione per il bene comune.
Poi guardo alle ultime due giunte comunali milanesi e mi rendo conto che non rispettano questa semplice definizione e mi domando allora perché mai i cittadini milanesi abbiano votato in maggioranza la sinistra? Perché abbiano votato sindaci e consiglieri dediti solo agli interessi di pochi a discapito della maggioranza silente? Forse vince chi urla di più e a urla e sbraiti le associazioni di sinistra vincono sempre.
Ma è giusto questo modo di vedere la politica urlata votata a imporre il proprio pensiero, spacciandolo come verità assoluta? Credo sia arrivata l’ultima occasione per risollevare Milano da quell’ideologismo sterile della sinistra, che odia i commercianti, che odia le auto, che detesta le famiglie tradizionali e che non perde mai opportunitá di favorire chi non vuole integrarsi a discapito dei cittadini onesti e operosi.
Spero vivamente che la nostra città, che ha sempre anticipato e guidato i cambiamenti, faccia da spartiacque col passato e inauguri una nuova stagione di interesse civico lasciandoci alle spalle l’astensione alle urne, che ha raggiunto dimensioni incredibili in tutta Europa, e iniziando una nuova e più forte epoca di valori condivisi.
La politica può essere il punto più alto o il più basso della vita pubblica, la differenza la fa solo come la intendi vivere.