Si stringono le maglie delle Regioni intorno agli operatori della sanità – medici, infermieri, Oss – che hanno rifiutato nei mesi scorsi di essere vaccinati. In ordine sparso si procede alla ‘conta’ di chi manca all’appello, e si preparano le sanzioni. La vaccinazione per gli addetti ai lavori, va ricordato, è un obbligo stabilito dal decreto legge n. 44, convertito in legge dal Parlamento a fine maggio. Questa la situazione secondo gli ultimi aggiornamenti disponibili.
Marche
Rischiano il demansionamento o la sospensione dal servizio i 1.181 operatori della sanità marchigiana (medici, infermieri, oss) che finora non si sono vaccinati, né hanno prenotato la somministrazione della prima dose. Da quanto si è appreso da fonti dell’Asur Marche, nei giorni scorsi è partito un invito formale ai sanitari no-vax perché presentino – entro 5 giorni – una certificazione di avvenuta vaccinazione, o di esenzione, o di insussistenza dei presupposti per l’obbligo vaccinale o la richiesta di vaccinazione. In caso di mancata risposta, verrà inviata la richiesta di sottoporsi alla vaccinazione che, se non dovesse avere effetti, porterà l’Asur a informare l’ordine professionale di appartenenza e il datore di lavoro dell’operatore sanitario, ultimo atto perché possano scattare i provvedimenti di sospensione del diritto di svolgere prestazioni o mansioni “che implicano contatti interpersonali o che comportino, in qualsiasi forma, il rischio di diffusione del contagio da Sars-Cov-2”. “La legge dev’essere applicata dai direttori generali delle Aziende sanitarie”. È chiaro il messaggio di Filippo Saltamartini, assessore alla Salute della Regione Marche. La Regione per settimane ha optato per una sorta di moral suasion nei confronti degli operatori sanitari, ma di fronte a risposte impalpabili e dopo la conversione in legge 76 del Dl 44 ha scelto di accelerare il processo tra gli operatori sanitari.
Vanno tutti vaccinati: secondo dati diffusi dal Servizio sanitario, sono quasi 43 mila quelli che hanno ricevuto entrambi le dosi del vaccino e quasi 3 tremila sono in attesa del richiamo. All’appello ne mancano 1.181, al momento considerati come no-vax, raggiunti in questi giorni da una raccomandata, contenente un’autocertificazione da compilare e restituire entro 5 giorni, con la richiesta di allegare una documentazione che accerti il ‘non obbligo vaccinale contro Sars-CoV-2’ o, in alternativa, il certificato di vaccinazione, quello che attesti la prenotazione o la certificazione del medico di famiglia. Una strada che per Anaao Assomed delle Marche, il sindacato dei medici dirigenti, è nel solco “dell’obbligo di legge che va rispettato” da chi vuole operare nel settore sanitario. “Come Regione non abbiamo alcuna discrezionalità se applicare o meno una legge che è cogente – ha sottolineato – e che prevede dei temperamenti, nel senso che è necessario verificare se il personale non vax può essere addetto ad uffici amministrativi. In caso negativo si procede alla sospensione dal servizio”. La prima verifica sarà in base alla documentazione che i 1.181 destinatari della raccomandata dovranno fornire. Questo perché si tratta di una cifra lorda, che non tiene conto, ad esempio, di coloro che iscritti agli ordini delle Marche operano e lavorano fuori regione, e magari si sono anche già vaccinati, ma soprattutto di coloro che hanno già avuto il Covid-19 e sono costretti ad attendere i tempi tecnici per la vaccinazione o sono affetti da altre patologie che sconsigliano la somministrazione del vaccino. È opinione diffusa tra gli operatori del settore, che il numero dei no-vax della sanità delle Marche sia abbondantemente sotto le mille unità.
Calabria
In regione è scattata da oggi la sospensione inflitta dall’Asp di Reggio Calabria a 15 operatori sanitari che hanno rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid. Il provvedimento di sospensione è stato assunto dal commissario straordinario Gianluigi Scaffidi il quale ha commentato così all’AGI la decisione: “Non è un bel provvedimento, non mi è piaciuto assumerlo anche perché abbiamo poco personale ma andava fatto, l’ho fatto in modo convinto. Non è giusto chiedere alle persone di vaccinarsi quando poi i nostri infermieri non si vaccinano. Prima le aziende sanitarie non avevano strumenti per imporlo, ma col decreto legge che ce lo permette era giusto farlo altrimenti perdiamo di credibilità”. Prima di adottare la sospensione al personale è stato chiesto di vaccinarsi, dopo la diffida alcuni si sono vaccinati, tranne i 15 irriducibili. Scaffidi spiega anche che i 15, che sono sospesi anche dalla paga, potranno essere riammessi in servizio non appena si vaccineranno.
Toscana
In prima battuta la diffida, poi il demansionamento e in caso estremo la sospensione dal servizio, senza stipendio fino al 31 dicembre. Questo lo scenario che si prefigura per i 15.795 professionisti sanitari in Toscana (l’11% del totale) che ancora non si sono vaccinati, secondo l’ultima rilevazione portata avanti dal governo. Di questi circa 9.000 operano nell’Ausl Toscana Centro, la più grande della Regione, che racchiude Firenze, Pistoia, Prato ed Empoli. Anche se il direttore del dipartimento di prevenzione Ausl Centro, Renzo Berti, rassicura che almeno 2.000 hanno prenotato l’appuntamento per la somministrazione della prima dose.
Rimane tuttavia un dato preoccupante, visto che è quasi il 20% dei sanitari impiegati nella macroarea regionale. Sono intanto partite le prime diffide ai sanitari non vaccinati in cui si comunica l’inadempienza. Gli interessati hanno a disposizione cinque giorni di tempo per spiegare le loro motivazioni: dalla scelta personale alla possibilità di esenzione a un errore nell’elenco. Nel caso in cui non siano fornite giustificazioni ritenute accettabili, l’Asl invierà un ulteriore comunicazione all’Ordine professionale della Toscana e ai datori di lavoro. A distanza di una settimana i colloqui individuali con i sanitari non vaccinati sono già partiti e il direttore dell’Asl Toscana Centro, Paolo Morello Marchese, fa sapere che una quota consistente ha per ora fornito motivazioni di salute o situazioni contingenti come ostacolo all’immunizzazione. Per avere un’idea della distribuzione dei non vaccinati nei ruoli del sistema sanitario toscano basta esaminare i numeri dell’Ausl Centro. In numeri assoluti si parla di 800 tra medici e infermieri che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino su 4.000 dipendenti pubblici. Il numero sale con l’aggiunta dei sanitari operanti nel privato, circa 3.000. L’ultimo balzo per attestarsi a quota 7.000 è legato al coinvolgimento di lavoratori non immunizzati come autisti, portieri, cuochi, che non rientrano nel campo ma lavorano nelle strutture sanitarie. Si tratta di 3.100 persone per cui la legge a oggi non ha chiarito se si estende l’obbligo vaccinale.
Liguria
Al momento sono circa una trentina gli operatori del settore sanitario pubblico o privato che su Genova hanno rifiutato il vaccino. Si tratta di un dato parziale: a oggi infatti delle oltre 11mila le lettere di invito alla vaccinazione spedite dalle Aziende socio sanitarie della Liguria agli esercenti le professioni sanitarie e gli “operatori di interesse sanitario” che non risultavano né prenotati né vaccinati, su Genova sono state inviate 6.340 lettere: le pratiche lavorate e chiuse (che riguardano chi si è vaccinato con entrambe le dosi e chi è temporaneamente esonerato) sono 1.969. Le pratiche lavorate (che comprendono, tra l’altro, richieste di integrazione, prenotazioni, vaccinati con almeno una dose) sono 3.193. Le pratiche da lavorare sono 1.178. Si tratta di dati aggiornati al 22 giugno e in costante mutamento. Alla luce delle ulteriori pratiche lavorate, il numero di chi ha rifiutato il vaccino è di circa una trentina di persone. Fatta una prima scrematura, le Asl raccoglieranno i dati di coloro che hanno rifiutato il vaccino o non sono vaccinati senza motivazione e le invieranno all’ordine, che aprirà le istruttorie, dando tempo fino al 31 dicembre per completare la pratica vaccinale. Se non succederà, per quanti riguarda i professionisti della sanità privata, si potranno ricevere sanzioni. Non ci sarà un automatismo, ma si procederà caso per caso. “Si procederà non tanto per non essersi vaccinato – spiega all’Agi Alessandro Bonsignore, dell’Ordine dei medici di Genova – ma per non aver posto in essere misure a tutela dei propri pazienti o, addirittura, aver fatto campagna contro il vaccino”. Sul fronte della sanità pubblica, si procede con ricollocamenti in altri settori, con attività d’ufficio, lontano dai reparti a contatto con i pazienti. Se non ci sono problematiche con l’operatore che impediscono la vaccinazione, si potrà procedere anche con la sospensione o il demansionamento.
Emilia Romagna
In Emilia Romagna sarebbero circa 5mila gli operatori della sanità – pari a una percentuale inferiore al 2% del totale dei medici, infermieri o Oss che lavorano sul territorio – per cui è stato attivato l’iter previsto per chi non si è ancora sottoposto alla vaccinazione anti-Covid. E’ quanto apprende l’AGI dalla Regione. I sanitari – medici ed infermieri – sono stati segnalati dalle strutture pubbliche o convenzionate con il Servizio sanitario regionale, anche ai rispettivi ordini professionali. Hanno tre giorni di tempo, dalla notifica dell’avviso, per prenotare la vaccinazione o per produrre le motivazioni del mancato vaccino. Potrebbero essere motivazioni legate alla salute personale che non permettono di sottoporsi alla vaccinazione o anche convinzioni di tipo ideologico. Per i cosiddetti sanitari no-vax, in caso di mancata prenotazione, si procederà al trasferimento ad altre mansioni – che non comportino il rischio della diffusione del virus – e in caso di rifiuto si procederà alla sospensione dal lavoro senza stipendio. Al momento non risultano sospensioni. Le strutture di sanità pubblica stanno comunque procedendo con ulteriori attività informative per chiarire eventuali dubbi da parte del personale sanitario restio a vaccinarsi.
Veneto
Si va assottigliando il numero degli operatori sanitari veneti che rifiutano il vaccino Covid. Stando a quanto riferito è infatti visibile un “contro trend” innescato qualche giorno fa che vede sempre più operatori che inizialmente avevano rifiutato il siero fare richiesta di vaccinazione. Per questo a oggi è impossibile avere dalla Regione Veneto dei numeri precisi (numeri che saranno resi pubblici non prima di qualche giorno). Ogni singola Asl avrà poi autonomia decisionale in merito ai provvedimenti da prendere per chi resterà fermo nella decisione di non sottoporsi a vaccinazione.
Friuli Venezia Giulia
Per il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi “la vaccinazione del personale sanitario è una componente imprescindibile della prevenzione e della sicurezza sul lavoro”. Riccardi si è detto preoccupato per i dati relativi all’adesione alla vaccinazione da parte del personale sanitario che – secondo le ultime cifre diffuse dalla stessa Regione – consta di 20.399 dipendenti di cui 3.252 non si sarebbero ancora vaccinati (oltre il 15%). Il vicegovernatore ha richiamato la necessità del rispetto delle regole e all’assunzione di responsabilità comune, “perché – ha detto – non possiamo limitarci a far uscire dal sistema sanitario chi non vuole vaccinarsi”. Tra questi si conterebbero 190 medici e 1.100 infermieri e operatori. “In questo modo – conclude Riccardi – andremmo solo a pesare su un insieme di professionalità già fortemente carenti. Dobbiamo insistere sull’importanza del vaccino”.
Alto Adige
In Alto Adige è scatta la procedura di sospensione nei confronti di 333 sanitari non ancora vaccinati e che non hanno ancora dimostrato di aver fissato un appuntamento per la somministrazione del vaccino. Le prime lettere sono partite e, solo al termine dell’iter burocratico, scatterà la sospensione vera e propria. La stretta annunciata a metà giugno sta ora entrando nella fase più delicata. In tutta la provincia di Bolzano il personale che opera nella sanità non ancora vaccinato si aggira attorno a 2.200.
Lombardia
La Regione Lombardia, secondo quanto indicato dalla normativa nazionale, sta chiedendo informazioni agli operatori sanitari che non si sono ancora vaccinati contro il Covid-19. Lo apprende l’AGI da fonti di Palazzo Lombardia. I sanitari a cui vengono chieste informazioni, devono fornire un certificato di avvenuta vaccinazione, o di esenzione, o di insussistenza dei presupposti per l’obbligo vaccinale o la richiesta di vaccinazione. In caso di mancata risposta, viene inviata la richiesta di sottoporsi alla vaccinazione. Se la comunicazione non sortirà effetti, sarà informato l’ordine professionale di appartenenza e il datore di lavoro dell’operatore sanitario, e possono scattare provvedimenti di sospensione dal lavoro o lo spostamento su altre mansioni.
Piemonte
Sono circa 3000 in Piemonte gli operatori sanitari non vaccinati. Nei giorni scorsi il presidente della regione Alberto Cirio aveva spiegato che “i numeri dei non vaccinati si stanno riducendo” ribadendo “chi svolge una professione sanitaria deve vaccinarsi”. “Per chi é contrario – aveva detto il presidente del Piemonte – applicheremo la legge, con l’attribuzione di mansioni diverse e, in estrema ratio, per coloro che non accettano tali nuove mansioni, l’interruzione del rapporto di lavoro”. In diverse Asl della regione sono già partite le prime lettere di sollecito, quelle indirizzate a medici e infermieri. Tutte le altre arriveranno entro la settimana.Come da procedura prevista per legge, la lettera invita a presentare entro cinque giorni la documentazione che attesta l’avvenuta inoculazione o almeno la prenotazione oppure l’eventuale esenzione per patologia. Se l’interessato non risponde o invia una documentazione insufficiente, viene invitato in modo formale a sottoporsi al vaccino. Se ancora non ottempera viene sospeso dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni “che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio”.
Sardegna
“Non mi sono arrivate segnalazioni di questo genere e, in ogni caso, noi facciamo quanto previsto dalle norme di legge”. Così ha risposto all’AGI l’assessore regionale alla Salute della Sardegna, Mario Nieddu, interpellato su possibili demansionamenti o sospensione dal servizio di operatori sanitari non vaccinati
Sicilia
Quindici operatori sanitari restano al momento sospesi dal servizio dall’Asp di Ragusa per non essersi registrati per le vaccinazioni contro il Covid. La misura era stata presa a maggio scorso. Originariamente 30, nel tempo 12 operatori hanno effettuato la vaccinazione e 3 hanno presentato motivazioni valide per non essere sottoposti a vaccinazione anti Covid 19.
Umbria
Sono ancora in corso in Umbria le verifiche delle aziende sanitarie locali su quanti operatori sanitari non hanno ricevuto, per scelta, la prima dose di vaccino anti Covid-19. Solo quando gli accertamenti saranno ultimati e il numero sarà definitivo, secondo quanto si apprende dalla Regione, sarà possibile definire le azioni da intraprendere, compresi demansionamenti e sospensioni. Secondo gli ultimi dati disponibili, su circa 32 mila persone – la maggior parte dei quali sono medici, infermieri, oss e farmacisti, a cui si aggiungono le professioni dell’ambito sanitario – circa il 10% non si sarebbe sottoposto a vaccinazione. Non risulta che siano ancora partiti inviti formali perché i sanitari ‘no vax’ presentino la certificazione. (AGI)
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