Era il 26 Aprile 2015, quando, a ridosso di Expo, il sindaco Giuliano Pisapia inaugurò in pompa magna la nuova Darsena, che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello della città. Dopo sei anni però le cose sembrano andare in modo decisamente diverso come sottolinea l’articolo di Urbanfile:
“Sembra incredibile ma la Darsena – luogo turistico, storico e attrattivo di Milano – non riesce ad uscire dal suo stato di degrado persistente. Scelta architettonica sbagliata, troppe superfici facili da scarabocchiare, difficili da governare? Possibile che dove ci sia movimento giovanile l’ambiente ne risenta?
Giusto l’altro ieri abbiamo raccolto un po’ di foto dello stato di degrado ormai, catastrofico, del porto di Milano.
Muri imbrattati costantemente…
Erbacce che crescono ovunque e che nascondono (neanche tanto) sporcizia di ogni genere…
La pianta di ailanto che sta crescendo indisturbata sopra il pilone del ponte e che, una volta cresciuto, creerà sicuri problemi alle parti che costituiscono il ponte stesso…
Pali deturpati da “stickers” (adesivi), quando basterebbe una vernice granulosa per impedire questa usanza…
Come abbiamo visto, il maggiore problema di questo luogo storico riqualificato nel 2014, dopo anni di abbandono, è il degrado derivante scritte vandaliche su ogni superficie possibile: muri, muretti e balaustre.
A questo si aggiunge inciviltà diffusa e legata sicuramente anche allo stesso stato dei muri (come sostiene la teoria delle finestre rotte); così ad ogni angolo ci sono mucchietti di immondizia che ristagna per settimane, persino nel piccolo canale del Ticinello.
Dobbiamo dire per precisione che il Comune e Amsa provvedono alla pulizia con solerzia giornaliera, ma questo non basta mai, come si vede dalle foto che abbiamo allegato.
Che fare?
Anzitutto proviamo a risolvere uno dei problemi: quello dei muri imbrattati, decisamente il più radicato e difficile da “estirpare”. Abbiamo provato, ad esempio, a pensare una possibile soluzione che non stravolga più di tanto l’assetto odierno e riduca la superficie muraria del luogo.
Ad esempio, se si riducessero le dimensioni della banchina (sappiamo che venne realizzata in questo modo per ricordare la vecchia funzione e soprattutto per consentire l’allestimento di eventi come fiere, mercatini e quant’altro) creando, tra il muraglione e metà banchina un’aiuola verde con piante e una seduta, di modo da “nascondere” il muro con terra e verde?
Qualche muro rimarrebbe esposto ugualmente, ma sicuramente non come ora. Un intervento che andrebbe aggiunto all’esistente, senza stravolgerlo così tanto; insomma, secondo noi, “poca spesa ma tanta resa”.
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845