Importavano e vendevano capi di abbigliamento contraffatti per il valore di 4 milioni: quattro arresti a Milano

Cronaca

I militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano hanno arrestato 4 persone  per aver contraffatto 23mila capi di abbigliamento e accessori delle più note case di moda, del valore stimato di 4 milioni di euro. Tutti  i capi contraffatti sono stati sequestrati.

Gli indagati avrebbero importato e venduto in Italia prodotti contraffatti di famosi marchi del fashion di lusso di squisita fattura, le cosiddette copie perfette o “super-perfette”, provenienti da Turchia e Grecia, per poi commercializzali attraverso un portale di e-commerce dedicato. I suddetti articoli “taroccati”  sarebbero stati anche pubblicizzati attraverso campagne sui principali social network, per ampliare la base dei potenziali clienti. 

Il provvedimento firmato dal gip Domenico Santoro, oltre ai 4 arresti domiciliari, ha disposto l’obbligo di dimora per 2 persone e per una l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le accuse contestate agli indagati sono associazione per delinquere finalizzata alla produzione, importazione e distribuzione di prodotti contraffatti e ulteriori reati contro il patrimonio come la ricettazione e la truffa.

Secondo le indagini, il gruppo, composto tutto da italiani con precedenti specifici, aveva un ufficio nel milanese e si serviva di diverse società e di magazzini per lo stoccaggio della merce a Milano, in zona Certosa. I prodotti di lusso, invece, venivano venduti attraverso un portale online ora oscurato così come i profili social utilizzati per promuovere il commercio illecito. Il meccanismo su cui era basata l’attività truffaldina era preciso: i componenti dell’associazione non solo curavano l’approvvigionamento, recandosi spesso in Turchia e gestendo direttamente, importazione, stoccaggio e distribuzione dei capi di abbigliamento e degli accessori fashion contraffatti, ma anche li commercializzavano su un sito web dalla grafica accattivante, a prezzi convenienti ma non così bassi da poter indurre la clientela a pensare che si trattasse di prodotti falsi. Recentemente, inoltre, per dare una parvenza di legalità all’attività svolta, gli indagati avevano avviato contatti con persone che operavano legittimamente nel settore della moda per accreditarsi quali rivenditori ufficiali di alcuni marchi, così da creare una zona “grigia” di vendita in cui mescolare prodotti originali e contraffatti. Prodotti la cui copia era così perfetta che, per accertate falsità, le analisi sono avvenute pezzo per pezzo.

 

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