Milano brilla schizza fibrilla scatta si intasa si affolla si spinge si stringe si saluta si ritrova si mette in coda. Milano occupa tutti i ristoranti tutti gli alberghi tutte le strade tutti i taxi tutti i marciapiedi. Milano parla russo cinese moldavo tahitiano veneto svedese brasiliano. Milano è elettrica viva mobile irresistibile.
Milano si è svegliata come la Bella Addormentata. L’ha baciata il Design.
Stavolta, l’hanno chiamato “SuperSalone 2021”. È cominciato sabato con le preview e poi è esploso domenica con il Liberi Tutti, per la fiera c’è il biglietto ma negli eventi venite gratis. Finisce venerdì.
Già la scelta del nome dice l’astuzia (e la professionalità) di chi l’ha organizzato, di chi ci ha creduto, di chi, quando la pandemia ancora trionfava, mesi e mesi fa, ha deciso, stabilito, rischiato.
Si fa.
Si fa, ma come?
Subito poche idee e persino chiare, il che è piuttosto raro. Tanta tecnologia, poca presenza. Poi si vedrà.
E si è visto.
In Fiera, biglietti staccati come ai tempi d’oro. In città, gli stendardi del Fuori salone dappertutto, e adesso anche nei quartieri disastrati, difficili, le periferie della Barona, il Monumentale. 1900 progetti, 68.000 metri quadri di stand di cui tutti i materiali saranno riciclati. Folla, risate, allegria. E mascherine. E dispenser di disinfettante. E termometri. E pazienza.
Milano ha acchiappato il “rimbalzo” come lo chiama Draghi. Se l’è intestato.
Se un marziano sbarcasse a Milano in questi incredibili 7 giorni, non avrebbe più paura del futuro.
Di bello, e lo dico da fiorentina naturalizzata milanese, c’è lo spirito di questa magnifica città, capace di credere nel Futuro quando il futuro sembra moribondo.

E dunque, via a organizzare il SuperSalone a marzo, quando a Stefano Boeri, grande guru del Design, presidente della Triennale, che lo firma, tutti danno del pazzo. E dunque, per presidente, una trentenne col cervello e la visione dei trentenni, Maria Porro, imprenditrice così sa anche fare le cose per bene. E poi c’è Mattarella, il presidente amatissimo, che subito dà una mano, ci crede e dice “verrò”. E poi gli imprenditori, questo va detto, e “grazie” bisogna dirlo anche a loro, ai primi che, da pazzi, da visionari, hanno detto subito Io ci sto, hanno investito, pubblicizzato, invitato, promosso.
Ed ecco, questo strabiliante, energetico, magnifico SuperSalone che riempie i chiostri bramanteschi con lampade a forma di ciclamini, che infila casette a righe dentro i cortili storici, e colora di tutti i colori possibili, con tutti i materiali possibili, con tutte le forme possibili monumenti, vie, atri, giardini, parchi.
Milano ci dimostra adesso che il Futuro c’è.
Si tocca, si vede, si vive.
Però ci dice anche che bisogna tenercelo caro, averlo a cuore. Rispettare le distanze, metterci la mascherina, e, ovvio, vaccinarci tutti. E se servirà il richiamo, faremo il richiamo. Staremo all’aperto, terremo aperte le finestre. Cambieremo. Perché nulla cambi.
Back to the Future.
Grazie, Milano.
Blog Antonella Boralevi scrittrice
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