Morire adolescenti, morire suicidi, a Milano, la città degli stimoli urlati, della rinascita enfatizzata, di un “futuro” promesso in ogni trasmissione, sui giornali che sbrodolano gossip più o meno politici, nelle discussioni del potere. Lunedì scorso tre giovani vite hanno detto basta, con un gesto estremo, buttandosi nel vuoto e due sono morte. Una morte inutile, se non per la tragedia delle loro famiglie, nessun contraccolpo per dare la notizia, riflettere, considerare i disagi sociali acuiti in questo momento, l’eventuale disturbo mentale: perché? Eppure Milano dovrebbe rappresentare la città delle promesse, dei sogni, delle aspirazioni, ma oggi le strade incrociano piazze, le costruzioni ospitano famiglie e anziani con i propri problemi, spesso impenetrabili per pudore. La pandemia ha reso più rari anche i rapporti familiari e lo scambio sociale diventa sporadico, quasi un lusso. La società, la politica non hanno tempo per interrogarsi su un dramma così manifesto. Hanno tentato il suicidio nel primo giorno di scuola. Le ragioni non si conoscono. Le scuole a Milano sono spesso fatiscenti. I problemi riguardanti le assunzioni e i precari sono da risolvere. La proiezione di un futuro non si risolve con una ideologia cieca di ambientalismo invasivo, i disagi di tanti adolescenti non si annegano con l’alcol al sabato sera.
Se hai bisogno di aiuto o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno, ricordati che esiste Telefono amico Italia (0223272327), un servizio di ascolto attivo ogni giorno dalle 10 alle 24 da contattare in caso di solitudine, angoscia, tristezza, sconforto e rabbia. Per ricevere aiuto si può chiamare anche il 112, numero unico di emergenza. O contattare i volontari della onlusSamaritans allo 0677208977 (operativi tutti i giorni dalle ore 13 alle 22).
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Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano