Me ne andrò in Patagonia…Chi li regge ancora 5 anni sulla giostra di Sala? Ma a parte una vittoria ingiustificabile, dove sono i tanti che protestavano ed evidentemente non hanno votato? Comitati, siti di protesta, commenti con invettive, giuramenti per mandare a casa quell’incapace: la periferia sembrava risorta con determinazione, combattiva, forte delle proprie convinzioni. Sparita, o quasi, gente senza spina dorsale, brava a fare bla bla, spaventata da un po’ di pioggia, rassegnata e senza reazione. E scusate lo sfogo.
Una debacle così esplosiva dà ragione a chi se ne frega delle fasce più deboli, di chi è stato obbligato a dimenticare la dignità, di chi vive senza speranze. Sala regalerà a pranzo e a cena piazze variopinte, piste ciclabili anche nei cortili di casa, prezzi in perenne aumento, 70 tavoli di discussioni senza concludere, migranti e rom in ogni dove, e case per ricchi ai Navigli da riaprire con i fondi Pnrr.
I poveri e i disabili possono attendere.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
Lamentarsi e poi non andare a votare è incredibile! D’ora in avanti nessuno si filerà più le periferie, tanto si escludono da sole!
Se non ricordo male, alle elezioni del 2001 che consegnarono palazzo Marino ad Albertini, andò alle urne l’83% degli elettori aventi diritto, e il sindaco del centrodestra si prese mezzo milione di preferenze. Oggi Sala si ritrova nuovamente sindaco con una affluenza pari al 54% e poco più della metà dei voti del suo predecessore, riduzione significativa che indica una evidente nausea da marciume politico ascrivibile ad una platea eterogenea, non certo solo di centrodestra. Prodotto di 5 anni di attenzioni al futile più che all’utile, di amministrazione votata spesso al paradosso, come dimostrano anche molti aspetti delle politiche locali anti pandemiche. Prodotto anche di perdurante assenza sulle periferie e sulla gestione dei centri di criticità, per presenza di attività commerciali illegali, traffico di droghe, disordini, risse e molestie ai cittadini. A rigor di logica, dovevano bastare queste evidenze a indurre la cittadinanza verso una spinta elettorale che desse la svolta al degrado stagnante. Invece no, il sindaco “non uscente” ma persistente, si è avvalso di una schiera di fans pari a poco meno di un quinto della popolazione cittadina, con la quale ha letteralmente vinto, come nel calcio, una partita a tavolino. Perché nessuno può insinuare che sia stata giocata sul campo, anzi è come se la squadra avversaria fosse rimasta negli spogliatoi, colpevolmente consapevole di non essere in grado di affrontare ad armi pari l’avversario, che pure (stando ai numeri) era numericamente battibile, ma agguerrito e compatto nelle sue mosse. Al contrario, il centrodestra ha affidato, dopo lunga e travagliata ricerca, la fascia di capitano ad un candidato improvvidamente catturato da chi, andato a pesca per cercare un buon pescespada, ha visto abboccare all’amo un’orata anche panciuta, ma sicuramente di tutt’altra famiglia e dimensione. Risultato scontato, ad onta delle forzose soffiate di ottimismo che, alla fine, pare non abbiano contagiato più che un pugno di inguaribili illusi. E adesso? Anzitutto, chiudiamo il becco e restiamo in meditazione, dopodiché resta una sola strada: fare sul serio, e mettere ogni attimo, ogni giorno, ogni occasione in lampante evidenza che ci si occupa di tutto ciò che la sinistra rifiuta di occuparsi. Non è necessario elencarne ancora i dettagli, siamo anche stanchi di parlarne (e basta). Chissà che poi nel corso dei prossimi 5 anni qualche scheletro ben conservato, nell’armadio dell’amministrazione, non venga messo a nudo e corra in aiuto per affrettare un tramonto che, per quanto potesse presto arrivare, sarebbe sempre tardivo.