Domenica scorsa il 52% dei milanesi non è andato a votare per l’amministrazione del proprio Comune: è una sconfitta per tutti ma ciò ha danneggiato soprattutto il centrodestra.
Il nuovo astensionismo, che ha fatto scendere la partecipazione dal 55% al 48% proviene dalle file del centrodestra.
Infatti il risultato di Beppe Sala in termini di voti è del tutto simile al ballottaggio del 2016: allora prese 264.000 voti, oggi ne ha presi direttamente 277.000, complice lo squagliamento di grillini e sinistra radicale.
Ben diverso il risultato del centrodestra che ha lasciato sul campo altri 90.000 elettori. Parisi prese 246.000 voti nel 2016. La differenza, a parte i 14.000 voti di Paragone, è rifluita nel non voto.
Quindi abbiamo un Sindaco eletto da appena il 26% degli aventi diritto al voto. Questo suggerirebbe scelte meno ideologiche e schierate da parte di Sala, ma già sappiamo che con la sua maggioranza bulgara Sala porterà avanti il suo programma senza mediarlo con corpi intermedi e cittadini.
Il vero problema ce lo ha però il centrodestra che ha perso per strada metà degli elettori della Moratti nel 2011 (297.000 ) e 2/3 degli elettori di Albertini nel 2001 ( 482.000).
Certo, chi non ha votato di fatto autorizza Sala a proporci nuove tasse, nuovo degrado e nuove ciclabili, ma è completamente mancata al centrodestra la capacità di comunicare e mobilitare
Inutile crocifiggere ora Luca Bernardo che ci messo la faccia e non poteva in un mese costruire una alternativa alla corazzata dei poteri forti che stanno con Sala.
La responsabilità della disfatta è di chi ha affrontato la selezione del candidato di Milano con grande superficialità e leggerezza. Milano è una città seria e non ha tollerato il balletto di nomi e di tempi: non è stato serio comunicare ogni settimana che “la prossima settimana ci sarà il candidato” e poi smentirlo. Così come miope è stato l’atteggiamento di chi pensava solo a Roma, ricercando a Milano solo un successo di partito più che di coalizione.
Ora con un Consiglio comunale che sembra il Parlamento della Corea del Nord il centrodestra deve lavorare nella società più che nella istituzione Comune. Deve essere in grado di autodeterminarsi a Milano più che attendere il verbo dei leader nazionali. Deve offrire credibilità e competenza a una città che per storia e cultura guarda ai risultati e al futuro più che ai distintivi.
Fabrizio De Pasquale
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.
D’accordo 100% Analisi seria che deve fare pensare molti che si sono com portati come dilettanti. Bisogna mandarlt a scuola di Comunicazione, altro che balle!