“Il prezzo del pane e del panettone artigianale sono in salita anche a Milano e sono dovuti all’aumento fuori controllo di tutti i costi di produzione, che si attestano a un più 20% rispetto agli anni scorsi. Gli artigiani della michetta e del panettone assorbiscono parte degli aumenti, almeno il 10%, rinunciando ai guadagni ma con i margini verso lo zero si rischia di chiudere le attività. Il restante 10 per cento sono caricati sul cliente finale e la conseguenza è che i consumi sono in picchiata. Fra poco non avremo più margini da rosicchiare per poter stare in piedi. Serve un intervento straordinario sulla filiera”. Lo denunciano i panificatori dell’Unione Artigiani della Provincia di Milano. “Se aumentiamo il costo finale rischiamo di perdere coloro che già hanno ridotto i consumi. Se abbassiamo la qualità, ci giochiamo la clientela più esigente, che è quella sulla quale tutti noi scommettiamo. – spiega il presidente di Unione Artigiani Milano Stefano Fugazza, terza generazione di una famiglia di panettieri da 110 anni attivi nel quartiere Lambrate – Ma se non ritocchiamo i prezzi, non incassiamo il margine che ci consente di vivere e stare sul mercato. Complessivamente si tratta di uno/due centesimi a pagnotta ma noi dobbiamo moltiplicare questo costo decine di migliaia di volte per ogni panino che inforniamo. Per fortuna arriva Natale.
A Milano ci salveremo coi panettoni, che però costeranno come minimo il 10% in più, se l’altro 10% che sarebbe necessario ce lo paghiamo noi. L’allarme, per la categoria, è già rovente: in pochi mesi le farine di qualità media sono aumentate fino all’80% ed è previsto un ulteriore balzo dal prossimo anno. Si registra una crescita vertiginosa dei prezzi di tutte le altre materie prime: burro, lieviti, olio, marmellate, cioccolato, senza parlare dei tempi di approvvigionamento e dei costi dei trasporti. Sono schizzati anche tutti i prezzi dell’energia, dal gas all’elettricità che impattano pesantemente sulle bollette per i forni. Insieme a tutti questi problemi, si aggiunge la mancanza di un ricambio di generazionale per un mestiere che richiede una dedizione unica”. Secondo i dati della Camera di Commercio – elaborati dall’Ufficio Studi di Unione Artigiani – in dieci anni nell’area metropolitana di Milano le panetterie artigiane sono aumentate del 30%, mentre le rivendite di pane sono calate del 17%. Tiene in particolare chi unisce la produzione con la ristorazione, in particolare nei centri storici o nelle vie dello shopping o degli uffici, con questi ultimi che si interrogano sulle conseguenze dello smart-working. “Questi dati indicano che c’è una domanda di qualità e un riconoscimento del valore del pane artigiano – conclude il segretario generale di Unione Artigiani Marco Accornero – ma temiamo il rischio che il nostro mercato si polarizzi tra il pane gourmet per chi se lo potrà permettere, e quello precotto delle grande distribuzione, in particolare delle catene low-cost. Con il rischio di un progressivo abbandono del bravo panettiere di quartiere”.(mianews)
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