Ricordando morti Covid, magistralmente Boralevi scrive “500 sacchi neri pieni di parole, di vita e di amore

Attualità

500 sacchi neri. Quelli dove si mette la spazzatura indifferenziata. E 958 morti.
Certe volte accade che i numeri si leghino indissolubilmente. E serve pazienza, attenzione, precisione e tenacia, per districarli.

Oppure serve, soprattutto, Amore. Quell’amore che scrivo in forma di maiuscola perché è, io credo, l’unico degno di chiamarsi tale. L’amore senza interesse. L’amore per chi non conosciamo.

A Piacenza, tra febbraio e giugno, sono morte di covid 958 persone. Ognuna ha portato con sé la sua storia, la sua paura, la sua preghiera. Ognuna ha guardato dalla soglia di casa, dal portellone spalancato della ambulanza un viso, e se l’è tenuto stretto, come un salvagente nella furia del mare.

E quello sguardo, ne ha incontrato un altro. E il filo teso ha attraversato le vie, i muri, il dolore, l’angoscia. Ha resistito fino a quei sacchetti neri. Sono riempiti, quei sacchi, di vite. Ci sono due fedi nuziali, tante camicie da notte, scarpe, biglietti, una collana ancora nella custodia del gioielliere. Ci sono occhiali, penne, portafogli. E cellulari che non squilleranno più. Lo so, fa fatica pensarci.
Fa stare male. Basta Covid, guardiamo al Futuro, ce la stiamo facendo, ce la faremo.

E invece, a Piacenza, tutto il personale dell’ospedale, dirigenti, infermieri, avvocati dell’ufficio legale, questa fatica dolente se l’è presa sulle spalle. 440 sacchi hanno trovato la strada di casa. Parenti rintracciati, oggetti restituiti. Era un lavoro di fino. Quando la pandemia ruggiva, i malati venivano curati dove si trovava un posto. In tanti sono stati intubati in un ospedale e si sono svegliati in un altro, distante chilometri, distante regioni.

60 sacchi ancora restano da svuotare. Sono pieni di piccole cose di sconosciuti. E, tra tutti gli oggetti, ce n’è uno che più di tutti mi colpisce. Trousse da trucco. Tante, pare. Magari contengono il pettine e lo spazzolino, e una saponetta che non si sa mai. Ma forse ce ne sono con dentro il rossetto, il fard. Ce ne sono con dentro la fiducia di tornare a casa.

E proprio ora che ce la stiamo facendo, non so, magari sbaglio, ma penso che del Covid, non ci dobbiamo dimenticare.

Per i nostri 140.000 morti. Per tutte le loro famiglie amputate. Per la fiducia e la speranza e la paura e la dedizione che hanno abitato in ogni ospedale.
Per ognuno delle migliaia di oggetti senza più proprietario che aspettano chi non verrà.

Un italiano adulto su 10 ha avuto il Covid. 4 milioni e mezzo sono guariti.
Per i guariti, per i sani, per chi non ce l’ha fatta, io credo che ci spetti l’obbligo di tenere alta la guardia.

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