Che il martellante tema dell’antifascismo dovesse generare un’avversione violenta contro i presunti neofascisti, era nelle cose. Che la divisione sempre più abissale tra le due comunità diventasse virulenta era nelle cose, ma la retorica che accompagna gesti e presunti comportamenti diventa pretestuosa. Per chiarire come dice un post del Movimento antifascista che “E’ tempo di lotta, chiudere i covi neri subito. Questa notte come movimento antifascista milanese siamo scesi nelle strade della nostra città, munito di manifesti e bombolette, per riaffermare che a Milano non c’è spazio per chi diffonde quotidianamente odio e discriminazione tramite discorsi politici retrogradi. L’azione è stata compiuta per informare la cittadinanza che Sabato 30 Ottobre si svolgerà un concerto nazifascista organizzato da Casapound e Rete dei Patrioti in Piazza Aspromonte (Piola-Loreto). Le notizie delle ultime ore ci portano a riaffermare che le pratiche e la lotta antifascista non possono essere delegate a delle istituzioni corrotte e conservatrici: così come il DDL Zan si è scontrato con il muro omofobo del nostro paese, non ci aspetteremo che le sedi nazifasciste verranno chiuse da istituzioni che o le ignorano o le legittimano ma, certamente non le osteggiano.” Risultato? Fine modulo Graffiti su muri e pensiline del tram, manifesti affissi abusivamente. Atti di vandalismo. È successo nella notte tra giovedì e venerdì e i gesti sono stati rivendicati da alcuni esponenti del movimento antifascista. Il vandalismo non si può giustificare e, naturalmente neppure la violenza, ma la lotta antifascista espressa in modo così illecito era “annunciare alla cittadinanza che Casa Pound promuoveva un concerto”- Da antifascista non vedo dove stia la congruità tra fatto e reazione devastante.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano