Forse un cerotto per il vaccino Covid, bene i primi test

Scienza e Salute

Nuovi e diversi vaccini anti-Covid sono all’orizzonte, non solo iniettabili ma anche in cerotto e spray e con tecnologie differenti da quelli in uso, potenzialmente validi anche nei paesi con economie e sistemi sanitari fragili, indietro con le campagne vaccinali perché con ridotto accesso ai vaccini ora disponibili: è la prospettiva che si intravede con uno studio appena reso noto sulla rivista Science Advances che pone sotto i riflettori la possibilità di un vaccino-cerotto, low cost e somministrabile in unica dose e per di più di facile conservazione a temperatura ambiente. Frutto di una collaborazione tra Università del Queensland e del Texas, il principio attivo del cerotto si chiama Hexapro e per ora ha dato buoni risultati su animali.  Il cerotto contiene 5000 micro-aghetti impercettibili per somministrare attraverso la cute Hexapro -un prodotto, già in fase di sperimentazione clinica nella formulazione iniettabile.   Hexapro si basa su una versione modificata della proteina virale Spike, che la rende più stabile più a lungo, infatti si conserva per oltre un mese a 25 gradi e per una settimana a 40 gradi; è quindi promettente nei paesi poveri e con scarse infrastrutture sanitarie, anche perché ha costi contenuti. Negli studi su animali condotti finora il cerotto-vaccino è risultato efficace nel difenderli dall’infezione e induce una forte risposta immunitaria, maggiore di quella del vaccino somministrato per iniezione.

Data la semplicità dell’applicazione e la facile conservazione, se ai test clinici si dimostrasse efficace, il vaccino-cerotto potrebbe divenire utilissimo nei paesi più svantaggiati che hanno minore accesso ai vaccini attualmente in uso.  Affiancata a questa possibilità, c’è quella ancora più concreta di un nuovo vaccino anti-Covid, attualmente al vaglio dell’Agenzia Europea del Farmaco, quello della statunitense Novavax, che promette di essere efficace contro le varianti e che soprattutto si basa su un meccanismo ben collaudato e sicuro, in uso da 30 anni nello sviluppo di vaccini, quello delle “proteine ricombinanti”. In poche parole il vaccino della Novavax contiene una forma della proteina Spike prodotta in laboratorio con l’ingegneria genetica e poi un adiuvante per stimolare la risposta immunitaria dell’organismo.  Ma non è finita, in campo di innovazioni, oltre al vaccino cerotto, c’è pure in studio quello spray, che potrebbe offrire una protezione migliore anche perché provocherebbe una risposta immunitaria direttamente nel tratto respiratorio superiore e potenzialmente nei polmoni, suscitando una risposta anticorpale locale e una risposta dei linfociti T.  Tante, dunque, sono le alternative possibili per il prossimo futuro, che potrebbero non solo aiutare ad abbattere gli scetticismi e le resistenze nei confronti del vaccino, ma anche agevolare le campagne vaccinali nel Sud del Mondo. (ANSA)

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