Una delle teorie del complotto più gettonate è il Grande Reset. L’idea al cuore di questa teoria è che esista una cabala di potenti che avrebbe deciso di usare il Covid per riscrivere l’economia mondiale a vantaggio di una élite facoltosa, a scapito e spesso con la scomparsa forzata dei meno abbienti. L’errore concettuale è credere che esista un direttorio ombra che uniforma la storia umana. L’intuizione corretta è che, di fondo, i poveri diano fastidio a tutte le numerose élite che naturalmente si formano in ogni società umana. Alcune prove.
Chiedere a Cina e India di ridurre le emissioni significa, implicitamente, chiedere loro di far morire qualche milione di poveri. Sembra brutale? Eppure è la verità. Il crollo di mortalità infantile dovuto alla fame, riassunto nel GHI, è qualcosa di affascinante. Solo 60 anni fa 40 milioni di persone morivano nella grande carestia Cinese. Oggi quasi nessun bambino muore di denutrizione. Questo risultato non è stato ottenuto tramite sussidi pubblici, ma tramite il lavoro. Solo che il lavoro dei poveri, purtroppo, inquina. Forzare una generalizzata riduzione di questo inquinamento porta alla perdita di posti di lavoro. E alla fame. La fame uccide.
Però questo non preoccupa gli attivisti verdi. Prendete Stella McCarthney. Stilista, dichiara in una intervista a Repubblica:
“Abbiamo troppa roba. Dobbiamo possederne meno, ma di qualità. Come già fanno molti attivisti, tocca utilizzare più spesso gli stessi vestiti e comprare di seconda mano. La “fast fashion” a poco prezzo, che tra l’altro produce anche in Cina (28% delle emissioni mondiali, ndr), provoca danni stratosferici al Pianeta, e genera miliardi di dollari di spreco ogni anno”.
In sostanza, se i poveri si vestono con quello che piace loro e aiutano altri poveri, questo è un problema. Inquinano. Quindi devono pagare molto di più e a lei, possibilmente. A tutto questo vanno aggiunti dei sussidi, che vanno tolti ai poveri che fanno i pescatori e gli allevatori, per darli a lei. Che povera di certo non è. Ecco, questo il punto: i poveri fanno lavori inquinanti da far sparire al più presto. E, se serve, in attesa che spariscano, renderli schiavi dei sussidi. Questo avrebbe l’interessante effetto collaterale di renderli più facili da far sparire alla bisogna. Se dipendi dai soldi degli altri, basta sospendere i pagamenti per accelerare il naturale decorso della vicenda.
Non è che si stia suggerendo un genocidio sia chiaro. Nessuno di loro ci pensa veramente. È solo che la guerra di classe ha sempre un certo fascino. E ormai è chiaro che il vero errore di Marx fu quello di schierarsi con gli operai. I padroni sono meno e sono più facili da convincere. Gli operai, purtroppo, hanno la brutta abitudine di sporcarsi le mani di grasso e fare i conti con la realtà. E questo è evidentemente un problema. La realtà non è ecologica e ti impone di fare i conti con le vite delle persone vere.
E le persone vere, soprattutto se povere, inquinano. Questo non è più accettabile. E mai che a qualcuno venga il dubbio che in una società fortemente interconnessa le soluzioni si troverebbero se non fossimo tutti concentrati sul modo più artistico di suicidarci. Ma, si sa, sopravvivere, oggi, non è più una priorità. E se non lo è per le élite, perché lasciare che lo resti per i poveri?
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,