L’avviso nell’ambulatorio: servo di Big Pharma? Cambiate dottore
Roma «Caro paziente, il Covid ha devastato la vita umana e professionale. Fino a oggi il vaccino è l’unica arma per non ammalarsi. Se ha qualche dubbio o timore, sono a disposizione. Se invece crede che il vaccino sia una pericolosa arma in mano alle multinazionali del farmaco con la connivenza di noi medici di famiglia è pregato di cambiare ambulatorio perché non tollero queste accuse stupide e offensive». Firmato, dottor Amedeo Giorgetti.
Quando lo ha attaccato alla porta del suo ambulatorio al centro di Recanati, l’incantevole cittadina nota per aver dato i natali a Giacomo Leopardi, l’autore del cartello era al culmine della rabbia, accumulata in settimane di grande tensione.
E allora cosa ha fatto?
«Ho detto basta, è il momento di reagire. D’ora in avanti ricuserò i pazienti no vax, ovviamente dopo averli guariti. Andrò alla Asl e spiegherò le mie ragioni».
E quali sono?
«Il nostro lavoro, che svolgo con passione e reputo meraviglioso alla tenera età di 65 anni, è basato sul rapporto fiduciario col malato. Se manca non ha senso che sia io ad assisterlo. Sa come ho passato il sabato? Dalle 8 alle 10 in ambulatorio. Dalle 10 alle 14 al centro vaccinale volontario organizzato con altri 9 colleghi e 20 ragazzi della protezione civile, 2 mila vaccinazioni anti-Covid compiute ieri. Il pomeriggio vado a casa degli anziani a immunizzarli contro influenza e pneumococco. Molti li seguo con la telemedicina. Siccome credo in quello che faccio, non ammetto più di essere bersaglio di ingiurie e accuse da parte dei no vax».
Intende davvero ricusare chi rifiuta le dosi?
«Non solo lo farò, ma spero che altri colleghi si uniscano a me. Ho ricevuto molto sostegno quando ho lanciato l’iniziativa sulla chat Renaissance Teams vs Covid, amministrata dal farmacologo Carlo Centemeri, che raccoglie nomi autorevoli delle medicina».
«Tre episodi in due giorni, gli ultimi di una serie. Il primo. Un mio paziente 55enne, obeso, iperteso e diabetico, col quale da sei mesi sto discutendo per cercare di convincerlo a fare il vaccino e lui no, per carità, chissà che mi mettete dentro, è risultato positivo al tampone. L’ho seguito, gli ho mandato a casa la squadra per le cure domiciliari, l’Usca, e gli ho detto che una volta guarito avrebbe dovuto cambiare medico. Così ha fatto, per fortuna sua e mia».
Altre storie?
«Una coppia di 70enni che abitano in campagna al mio invito a vaccinarsi mi hanno preso a pernacchie. Dottò, sta robaccia, noi il virus non lo prendiamo, è un’influenza. Sabato mattina la moglie mi chiama spaventata gridando che il marito non respirava più. Li ho seguiti, ho subito disposto l’intervento dell’Usca. Ora stanno bene. Ma non gradisco più che mi abbiano come riferimento».
Cosa le fa tirare fuori i guantoni, come dice lei?
«Essere accusato di connivenza con Big Pharma. Per quale ragione dovrei continuare a subire? Voglio occuparmi solo delle persone che mi apprezzano, rispettano e seguono le mie raccomandazioni. Basta avere a che fare con gente che mi tratta a pesci in faccia e quando prende il Covid non solo pretende di ricevere immediatamente assistenza ma usa arroganza. Ecco, ora le ho raccontato tutto. Voglio dare un segnale forte ai no vax: se continuate così il vostro medico vi lascia. Chissà che il muro finalmente non si sgretoli…».(dal Corriere)
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