Una dichiarazione fra le tante può rivelare la grande distanza tra i cittadini e la politica che guida Milano.
Qualche giorno fa il nuovo Presidente della Commissione Sicurezza, Michele Albiani (PD), ha illustrato la sua prima proposta: consentire ai transgender di utilizzare per gli abbonamenti Atm il nome scelto da loro nella loro seconda vita e non il nome alla nascita.
Non ho alcuna contrarietà alla proposta che farà sentire meno discriminata qualche persona. Fa riflettere però che il Presidente della Commissione Sicurezza presenti questa priorità in giorni nei quali non mancavano violenze e crimini .
Giusto il giorno dell’annuncio il Corriere della Sera raccontava la gravità e la dimensione delle baby gang che scorrazzano, senza alcun contrasto, ogni sera alla Darsena, aggredendo e derubando altri giovani. Una settimana prima, una novantenne sola era stata uccisa a colpi di ferro da stiro, per rubarle in casa pochi euro, da due balordi dediti a queste aggressioni ad anziani. E sempre in quei giorni una ragazza kosovara è stata arrestata in Via Padova per essersi radicalizzata e aver condiviso inni al martirio e allo sgozzamento degli occidentali. E un pregiudicato con cinque fucili, mitragliette e 700 munizioni nel bagagliaio è stato fermato alla Comasina.
Questo per dire che la cronaca quotidiana ci ricorda che Milano è colpita da fenomeni criminali non sporadici ma che ogni giorno crescono nell’impunità e nell’assenza di controlli.
E il più grave limite del Comune e del Sindaco è quello di non avere consapevolezza delle dimensioni delle baby gang, delle truffe agli anziani, dell’integrazione islamica, della criminalità organizzata che fa miliardi con lo spaccio. E quello di non coordinarsi con le forze dell’ordine e arginare questi fenomeni che limitano fortemente la pacifica convivenza a Milano.
Quindi è bene che la Commissione Sicurezza affronti queste emergenze. Ad esempio, chiarisca a che punto è l’assunzione dei 500 vigili promessa da Sala per fronteggiare la diminuzione di 500 agenti della Polizia Locale avvenuta dal 2016 al 2021.
Altrimenti la sensazione è che a Milano il Comune sia una istituzione dove il Sindaco si occupa delle grandi partite economico-immobiliari e lascia ai suoi consiglieri giocare con le dichiarazioni di principio mentre la città è abbandonata all’anarchia contro i fenomeni criminali e di degrado sociale.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.