Sala si autodefinisce progressista e tutti dovranno tendere al progresso della mobilità in bici

Milano

La Stampa intervista Sala sui temi scottanti del momento e sul come prefigura la Milano di domani. Ed è utile conoscerne i pensieri, quel preoccuparsi delle elezioni regionali, e chiudere il dilemma partito di centro o partito di Letta con un atto d’orgoglio: sono progressista. Una definizione cristallizzata e indicativa per una sinistra che sa solo uniformarsi a ideologie spesso campate in aria. E se progressista è chi “sostiene la necessità di accelerare il progresso, cioè l’evoluzione della società, nell’ambito politico, sociale ed economico, e si comporta e agisce di conseguenza” (definizione Treccani), tutto sta nell’analisi seria dei suoi programmi, basati sull’imposizione e su una visione avulsa dalla realtà. Ma crede veramente che l’evoluzione di una società sia andare in bicicletta? Che l’evoluzione economica sia dare priorità alla cementificazione, promettendo alberi a gògò con quell’iniziativa fasulla di Forestami?

Ma veniamo ai passaggi più significativi dell’intervista:

 “La preoccupazione c’è, non ha senso negarlo. È sufficiente l’insorgere di una nuova variante in un Paese lontano come il Sud Africa e la paura diventa un fatto di tutto il mondo. Ma Milano è vaccinata con una percentuale molto sopra la media nazionale, oltre il 91%.” Ed è merito della campagna vaccinale della Regione.

La pandemia potrebbe aver cambiato gli equilibri elettorali in regione Lombardia, ma “ad oggi il centrodestra è ancora il favorito, dobbiamo esserne consapevoli. La campagna elettorale va perciò vissuta davvero sui territori e bisogna farlo per tempo. In questo senso vedo un’urgenza.” E ci si chiede quanto fango, quante manifestazioni ancora contro la Lombardia…

Quanto al quadro politico nazionale, a Sala viene chiesto se nell’ipotesi di una nascita di un grande centro lui starebbe con Giorgetti-Calenda o con Letta-Conte. “Non mi pare che Giorgetti sia iscritto ad Azione né che si sia ancora determinato in maniera definitiva l’asse tra Pd e M5s. È possibile che ci sia spazio per un grande centro, ma non è una cosa che mi intriga. Io mi sento progressista, e intendo affrontare la sfida del progresso”. Che a Milano Sala declina così: “Bisogna arrivare a una conversione positiva della mobilità, dell’urbanistica dei consumi e soprattutto dell’energia”. E questa conversione “è un passaggio di modello anche economico, quindi deve esserci una adeguata strategia perché nessuno rimanga indietro”. Belle parole, ma è cosciente di quanti ha lasciato indietro fino ad ora?

Questione San Siro: “Giusto affrontare tematiche correlate, per esempio l’utilizzo degli oneri di urbanizzazione. Ma indietro non si torna. Da due anni, da quando le squadre mi hanno detto a chiare lettere che a San Siro non ci sarebbero rimaste, lavoro alla soluzione”. Così parlò il nuovo Napoleone, con un rammarico: due anni persi fingendo di tentennare nel rispetto, si fa per dire, delle liste associate.

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