Berlusconi, da maturo liberale, si fa intellettualmente libertino: sfodera cioè quasi ogni giorno il coraggio di abbattere gli steccati ideologici per aprire a visioni sempre più adatte al futuro.
Berlusconi, da maturo liberale, si fa intellettualmente libertino: sfodera cioè quasi ogni giorno il coraggio di abbattere gli steccati ideologici per aprire a visioni sempre più adatte al futuro. Qualcuno dirà anzi è stato già detto – che tanta evoluzione è certamente utile per raggiungere il Quirinale, ma l’argomento a ben guardare è sterile e stantio: nessuno infatti oggi può far altro che ribadire la necessità di consentire all’attuale presidente del Consiglio di concludere un lavoro che ha già permesso all’Italia di collocarsi ai primi posti nella graduatoria sanitaria anti-Covid, permettendo allo stesso tempo all’economia di riprendersi e ripartire con grande slancio malgrado la crisi. In che cosa consiste ciò che abbiamo chiamato il «libertinaggio liberale »di Berlusconi, lo spiega lui stesso in una intervista a Paola Di Caro sul Corriere della Sera quando dichiara che «il tema dell’ambiente e della lotta ai cambiamenti climatici, che deve unire e non dividere, oggi è riconosciuto come centrale da tutti, anche da un Paese come la Cina che pure detiene il record di emissione di anidride carbonica». E poi cita il documento finale della conferenza di Glasgow in cui – nonostante le resistenze cinesi – si parla di riduzione dei combustibili fossili e di impegno contro la deforestazione e per la riforestazione: occorrono 19,2 miliardi di dollari, ha ricordato Berlusconi, per ripiantare miliardi di alberi, mentre la foresta amazzonica quest’anno si è ridotta di una superficie pari a quella della Campania. Un Berlusconi apertamente ecologista, dunque. Finora il mondo liberale aveva diffidato degli usi propagandistici della questione ecologica e climatica, ma la maturazione di oggi è nelle cose e nella capacità di un leader: né banale né opportunista, ma lineare e continua. La stessa, del resto, che appartiene ad un uomo che ha già guidato più volte il governo, presieduto il Consiglio Europeo, e che siede oggi nel Parlamento europeo con un bagaglio di esperienza che non ha l’uguale in Italia. Questo intendiamo, per libertinaggio intellettuale: la capacità di creare, una evoluzione di pensiero già annunciata dalla posizione sul «reddito di cittadinanza» che non è accettabile come appropriazione indebita ma che va riformata come reddito per chi ha bisogno di essere sostenuto non soltanto nella sopravvivenza, ma anche nella dignità.
Siamo in presenza dunque di una evoluzione in cui sono riconoscibili una direzione e un verso che conferma come il pensiero liberale sia talmente coraggioso da aprirsi sempre nella direzione dello sviluppo e della felicità umana, rinunciando a giocare al muro contro muro. (Il Giornale)
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