La riforma della sanità approvata dalla Regione Lombardia parte dal nuovo ruolo dei medici di base che “certamente avranno un ruolo fondamentale, rafforzato. Ma questo documento non è una legge che stravolge quella precedente: la sanità lombarda era ed è una sanità di eccellenza. Il Covid ha messo a nudo alcune debolezze, soprattutto sul territorio e sulla cura di prossimità. Noi vogliamo intervenire e migliorare proprio lì”. Lo dice Letizia Moratti, vicepresidente della Lombardia e assessore al Welfare, in una intervista al Corriere della Sera.
“Pensiamo a una strutturata e qualificata rete di specialisti ambulatoriali, medici di famiglia e pediatri, per garantire ai cittadini un’efficiente assistenza sanitaria che porterà a una minore pressione sugli ospedali, con l’abbattimento delle liste d’attesa”, spiega.
“A regime – osserva – ci saranno 203 nuove case e 60 ospedali di comunità: ad oggi ne sono previste 115 e 53, con un investimento di 488 milioni sul totale di miliardo e 200 milioni di euro assegnati alla Lombardia nella fase uno del Piano. Entro il mese di dicembre si concluderanno i progetti di fattibilità tecnica ed economica per gli immobili del sistema sanitario regionale. Con questa accelerazione, appena saranno assegnate le risorse dal ministero, il 40 per cento delle case e degli ospedali di comunità verrà realizzato entro il 2022. Un altro 30 per cento nel 2023…”.
“Per dare attuazione al Pnnr e fare in modo che nelle case di comunità ci siano i medici necessari è auspicabile una loro diversa organizzazione. Ne abbiamo parlato con il ministro Speranza. Speriamo si venga incontro a queste richieste”.
Quanto al rapporto tra pubblico e privato, Moratti nega che sia sbilanciato a favore del privato: “Questa lettura non è veritiera. Abbiamo nel pubblico eccellenze a livello mondiale: nove delle nostre strutture sono nei primi 14 posti tra gli ospedali in Italia e cinque ospedali lombardi sono tra i migliori 25 al mondo. La sanità privata ha un ruolo integrativo alla sanità pubblica. E durante la pandemia ha rappresentato un importante supporto al pubblico. Anche in chiave post pandemica questo apporto sarà fondamentale per consentire il recupero delle liste di attesa”.
“Continuo a pensare che la competizione virtuosa tra pubblico e privato possa rappresentare uno dei punti di forza della sanità lombarda. Ma con questa legge andremo a rafforzare il controllo di indirizzo della Regione sul privato. La centralità della sanità pubblica non è in discussione”, assicura.
Che differenza c’è con la riforma dell’ex governatore Formigoni? “Siamo di fronte a contesti diversi in anni diversi. Abbiamo avuto la pandemia, il crescere delle cronicità, l’avanzare di nuove patologie e l’affiorare di criticità nel campo della neuropsichiatria. Senza contare i nuovi farmaci e l’innovazione tecnologica. Con questa legge andiamo a concretizzare la messa a terra della sanità di prossimità con tempi e risorse certe, la medicina con più servizi e tecnologie sulla porta di casa del paziente”.
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