Il leader di Forza Italia interviene al convegno dell’Udc: “Non vogliamo il consociativismo, il governo Draghi è un’eccezione giustificata dall’emergenza. Prosegua fino al 2023”
Le affinità elettive con l’Udc non sono certo un mistero. Il legame di Silvio Berlusconi con Lorenzo Cesa e Antonio De Poli è forte, saldo e proviene da lontano ed è rafforzato dalla comune adesione alla famiglia dei Popolari europei. Un retaggio che il presidente di Forza Italia rilancia in un messaggio letto da Antonio Tajani e inviato all’assemblea nazionale dell’Udc, tutto improntato sul concetto di responsabilità. Parole che sottolineano l’identità profonda dei due partiti e si declinano attraverso l’invito ad aprire una nuova stagione della politica in cui si mettano da parte le demonizzazioni, anche in vista della grande partita del Quirinale.
«Nuove minacciose varianti del Covid possono vanificare molto del lavoro svolto. Per questo occorre la massima prudenza, accelerando al massimo la campagna dei vaccini e facendo rispettare con rigore le altre misure. L’Italia fin qui è stata d’esempio a molti Paesi europei, lo ha riconosciuto proprio ieri anche la signora Merkel. Ma dobbiamo tenere alta la guardia», ammonisce Berlusconi. «Anche sul piano delle misure economiche, i provvedimenti di riduzione fiscale sono un passo nella giusta direzione, che potrebbe dare ulteriore impulso alla crescita. Però è necessario che le forze responsabili al governo e in Parlamento siano attive e vigili, perché la situazione è ancora molto delicata. E l’Italia non può permettersi di fermarsi di nuovo. Gli italiani non lo meritano».
Il Cavaliere è convinto che quando il centrodestra tornerà al governo dovrà ripartire da un ancoraggio improntato al cattolicesimo-liberale, giocando quindi sul terreno politico naturale di Forza Italia e dell’Udc. «Un sistema politico bipolare ha bisogno di una forte area di centro, che non è ambigua nella collocazione politica, ma che è un elemento di equilibrio, di moderazione, di concretezza, di stabilità. Voi rappresentate una realtà politica importante non tanto per i numeri, ma soprattutto per il ruolo che svolgete, la vostra vocazione è quella di costruire un’area di centro affine a Forza Italia. Il centro come lo intendete voi e come lo intendiamo noi, è alternativo alla sinistra e ben distinto dalla destra, anche dalla destra democratica, secondo il modello del Partito popolare europeo. Quando gli italiani nel 2023 saranno chiamati a decidere da chi vogliono essere governati, sta a tutti noi, di Forza Italia e dell’Unione di Centro, lavorare per caratterizzare la futura maggioranza di centro-destra con i valori e con il profilo culturale e politico dei cattolici liberali. Senza di questo, del resto, è difficile pensare di governare un grande paese europeo. L’Europa rappresenta i valori liberali, cristiani, garantisti, che sono i valori di riferimento di un centrodestra di governo».
L’altro passaggio importante è quello che riguarda la necessità di una maturazione nel rapporto tra le forze politiche, un salto di qualità democratico che rimanga come eredità del governo di unità nazionale e della leadership di Mario Draghi. «Oggi non solo le forze di maggioranza ma anche di opposizione contribuiscono in modo responsabile a far uscire il Paese dall’emergenza. Quello che noi vogliamo è un sistema politico nel quale il confronto sulle idee sia alto e chiaro, ma nel quale non ci sia spazio per la demonizzazione dell’avversario. L’esperienza del governo Draghi deve servire anche a questo: a delineare un futuro nel quale tutte le forze politiche si rispettino e abbiano in comune un forte senso di appartenenza alla nazione e alla sue istituzioni».
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