L’altro giorno mi sono imbattuto in questo Tweet, per certi versi assai singolare:
#China’s model of #democracy fits in well with its national conditions. It enjoys the support of the people. It is real, effective, and successful democracy. China is indeed a true democratic country. #whatisdemocracy #whodefinesdemocracy
Traduzione sommaria per chi fosse poco avvezzo all’inglese: “Il modello di democrazia cinese si adatta bene alle nostre condizioni nazionali, gode del sostegno della gente, ed è una democrazia reale, efficace e di successo. La Cina è davvero un paese democratico”
Mi permetto di evidenziare come la portavoce del Governo cinese Hua Chunying, Direttrice del Dipartimento per l’Informazione del Ministero degli Esteri, dimentichi di ricordare che in #Cina *non si sono mai svolte elezioni* (non “libere elezioni”, concetto sul quale si potrebbe dibattere, ma elezioni, punto e basta, in qualunque forma…) negli ultimi *68 anni*, ovvero dal 1949, anno di fondazione della Repubblica Popolare (sic!), e come il tutto assuma poi un sapore tra il divertente e il ridicolo se consideriamo che l’esternazione della collega diplomatica, centrata *sul grado di democrazia in Cina*, è stata da Lei pubblicata su Twitter, *piattaforma Social che in Cina è vietata dalla censura di Stato*…
Ho illustrato il mio punto di vista in un articolo che potete leggere qui
https://formiche.net/2021/12/cina-democrazia-terzi-angioli/, ma che riassumo volentieri per chi non avesse tempo di leggerlo: in poche parole, ciò che la Chunying teorizza, non potendo gettare nel cestino il concetto di democrazia in senso ampio, è allora *una democrazia piegata agli interessi del Partito Comunista Cinese*, come un diabetico che amando i dolci si ostini a classificare come “sugar-free” le torte al cioccolato “per decreto”, battendo i piedi per terra istericamente ogni qual volta qualcuno gli fa notare che sono tutto tranne che dietetiche.
I tentativi di influenza #cinese nel mondo accademico occidentale, le intromissioni negli affari interni di altri Stati, le spregiudicate operazioni di cyber attacco proseguite anche in epoca Covid, *e soprattutto le violazioni dei diritti umani* in #Tibet, #Xinjiang, #HongKong denunciate da organizzazioni non governative, da politici, giornalisti, associazioni e singoli individui, sarebbero quindi, secondo la collega, questioni del tutto trascurabili.
Agli hashtag utilizzati in quel Tweet della Chunying, #whatisdemocracy e #whodefinesdemocracy, sarebbe sufficiente rispondere ricordando come l’#ONU, alla quale la Repubblica Popolare Cinese ha aderito, sposandone nel 1971 mandato e valori (soltanto sulla carta, dato che proprio in quegli anni #Pechino si adoperava a sostenere politicamente e militarmente una sparuta milizia presente nella giungla della Cambogia che sarebbe sfociata di lì a poco in uno dei più immani regimi sanguinari di tutti i tempi, quello comunista di #PolPot e dei #KhmerRossi… ma passiamo oltre…) ha approvato la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata nel dicembre 1948, che ha avuto e continua ad avere *un enorme impatto* sull’evoluzione del diritto internazionale, e ha avuto un seguito significativo anche con altri 6 successivi trattati ratificati sul tema dei diritti umani e sociali, che hanno una media di 172 firmatari, inclusa la #Cina, che – è bene ricordarlo – ha sottoscritto la maggior parte dei documenti delle #NazioniUnite relativi ai diritti umani.
L’universalità e l’indivisibilità dei diritti umani vanno di pari passo con lo stato di diritto, definito dall’ONU come “un principio di governo nel quale tutte le persone, istituzioni, entità pubbliche e private, incluso lo Stato stesso, devono rispondere a leggi promulgate pubblicamente, applicate in ugual modo, giudicate in maniera indipendente e coerenti con le norme e i principi internazionali sui diritti umani”.
Tuttavia, il comportamento revisionista della Cina *sta avendo sul diritto internazionale un impatto preoccupante*, ad esempio, sul fronte dei trattati internazionali – come anche delle sentenze dei tribunali internazionali istituiti da questi trattati – dal momento che essi vengono rispettati dalla Cina…*solo quando gli esiti sono convenienti per Pechino*.
Inoltre, da anni, proprio alle Nazioni Unite si è concentrata un’azione diplomatica frenetica e aggressiva da parte della #Cina per modificare i regolamenti, promuovere gli interessi di Stati membri con chiari connotati autoritari e dispotici, e soprattutto *ostacolare in ogni possibile occasione la partecipazione di rappresentanti di minoranze etniche o religiose* ai consessi dove essi potrebbero prendere la parola.
La democrazia, come disse Winston #Churchill in un discorso alla Camera dei Comuni, “…È la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre forme sperimentate fin ora…”. La Cina vorrebbe ammantarsi di un aurea democratica, ma *smentisce nei fatti* il rispetto dei pilastri propri di qualunque sistema democratico.
In conclusione, facciamo nostre le parole del Ministro di Taiwan Audrey #Tang, rivolte a #Pechino dopo le lamentele espresse per l’esclusione dal summit sulla democrazia convocato dal presidente #USA Joe Biden il 9 e 10 dicembre scorsi: “…Ai governi e popoli che si ritengono offesi per non essere stati invitati, suggerisco di raddoppiare gli sforzi per democratizzarsi: così forse ci troveremo insieme al prossimo meeting…”.
DITE LA VOSTRA!
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
(post dell’Ex Ministro e Ambasciatore Giulio Terzi )
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