(Nella foto Luca Salsi e il regista Davide Livermore)
Il baritono Luca Salsi, parmigiano, figlio delle terre verdiane, cultore entusiasta di Verdi ha commentato i dissensi del pubblico (pochi) sulla regia di grande impatto emotivo di Davide Livermore. E’ indubbio che la regia sia stata una “rivoluzione” moderna, ma efficace, pervasa da una magia di movimenti coordinatissimi, quasi un balletto che non lasciava spazi inutili all’intensità dell’opera.
“Il pubblico ha sempre ragione ma noi non dobbiamo badare a ciò che pensa il pubblico: noi abbiamo dato il massimo di noi stessi, provando dal 25 ottobre per fare uno spettacolo bellissimo, grandioso, nuovo, moderno e che porta al futuro dell’opera. Se vogliamo guardare ancora le scene dipinte e stare fermi e cantare e basta, allora forse possiamo restare a casa ad ascoltare dei dischi, che è meglio”. Lo ha detto Luca Salsi al termine di Macbeth di Verdi che martedì sera ha aperto la nuova stagione della Scala, “schierandosi” con la regia dell’opera sulla quale il pubblico non è stato concorde e dal loggione si sono levati fischi e “buu”.
“Non scuotere sarebbe stato tradire Verdi” così il regista Davide Livermore, che ha firmato la sua quarta inaugurazione della Scala di seguito (“quattro di fila non le ha fatte neanche Strehler”), spiega il motivo per cui ha deciso di ambientare Macbeth in un tempo vicino al nostro.
“Io faccio gli spettacoli in base alla partitura – dice all’ANSA – Puccini non lo sposto perché non vuole, Verdi è diverso”, lui provocava e faceva un “implacabile resoconto della società” come con Traviata.. Anche Verdi “avrebbe sfruttato la tecnologia. Non ho fatto altro – ha aggiunto – che servirlo”.
Quella di rendere più contemporanea l’opera è stata “una scelta volutissima” perché così “abbiamo portato l’opera vicino a noi” dato che la storia di Macbeth, cioè della capacità distruttiva del potere, è sotto gli occhi di tutti, e si può trovare in un ufficio, “come in parlamento o in un consiglio di amministrazione”. “La sfida è raccontare storie e riraccontarle perché siano nostre” e in questo “la tecnologia è uno strumento” importante. “Questo è un cammino che ho iniziato da anni e in cui c’è molto da fare. E’ solo l’inizio – prevede – in futuro sarà sempre più difficile fare a meno della tecnologia”.