Corre la serie A, venerdì il primo degli anticipi con Genoa-Sampdoria, terminato con il punteggio di 1-3 frutto dei gol di Gabbiadini, Caputo, dell’autorete di Vanheusden e della rete nel finale di Mattia Destro. La Samp, funestata dal caso Ferrero in settimana, si risolleva così in campionato con D’Aversa a salvare momentaneamente la panchina, mentre il Genoa di Shevchenko affonda in modo preoccupante.
Al Franchi di Firenze c’è una viola che sempre più spesso si diverte e viola fa diventare anche gli avversari, nel tentativo di fermarla. La Fiorentina di Italiano ottiene la terza vittoria consecutiva, batte la Salernitana di Colantuono con il punteggio di 4-0 e continua a volare in classifica (momentaneamente al 5° posto). Credere alla qualificazione europea, oggi, non è così utopistico. A decidere la contesa la solita doppietta di Vlahovic (32 gol nell’anno solare), una bomba di Jack Bonaventura e il gol di Maleh (secondo consecutivo). La Salernitana rimane ferma all’ultimo posto in classifica (8 punti), subisce altri 4 gol (37 totali) e aggiunge un’altra sconfitta alle 12 già accumulate in questa stagione.
Nemmeno la poetica aria lagunare risveglia una Juventus da un torpore presente, quest’anno, in misura molto marcata rispetto allo scorso campionato. Il divorzio da CR7 si sente e si vede, a dispetto di quelli che sono rimasti (Dybala, Morata, Kean) almeno a provarci, ma i gol come li faceva lui non li fa più nessuno. Nuovamente al palo il treno bianconero; gli uomini di Allegri, orfani di Dybala (l’argentino è uscito dal campo al 13’ lamentando un problema al ginocchio destro) impallidiscono improvvisamente nel secondo tempo, sprecando il prezioso vantaggio di Morata e consolandosi con un punticino strappato al Milan in classifica dopo il pareggio a Udine. Ma deve comunque rassegnarsi a vedere allungare il distacco dalla capolista, che da domenica sera torna ad essere l’Inter.
Al Penzo, i bianconeri prendono subito le redini del gioco e si rendono pericolosi su palla inattiva. Al 32’, Morata piomba sul cross teso di Pellegrini e firma il vantaggio. Il Venezia di Zanetti prova a graffiare in avanti appoggiandosi all’ariete Henry, che tuttavia non trova mai lo specchio di porta. Un palo accarezzato da Cuadrado in contropiede chiude dei primi 45’ convincenti, per gli uomini di Allegri, che però tornano in campo sonnecchiando troppo: la squadra di Zanetti sale in cattedra sin dai minuti iniziali, e al 55’ Aramu buca la porta di Szczesny con un tracciante dal limite.
Scarica e individualista, la Juventus non spaventa il Venezia nella ripresa, eccezion fatta al 65′, quando Romero disinnesca un bolide ravvicinato di Bernardeschi, diretto appena sotto la traversa. Epilogo amaro per la Vecchia Signora, che archivia con un passo falso la parte sulla carta agevole del suo calendario, e rimane ancorata alla sesta posizione in classifica, a 6 punti dal 4° posto occupato dall’Atalanta (impegnata domani contro il Verona).
E il Milan, dal canto suo, è apparso in quel di Udine alquanto velleitario rispetto alle intenzioni della vigilia, forse commettendo l’errore di sottovalutare un tantino i friulani che invece sono apparsi decisamente spigliati e divertiti, nel mettere ripetutamente in difficoltà il blasonato avversario con quel gol di Beto, messo a segno poco dopo il quarto d’ora. Ma quando c’è Ibrahimovic, e sei anche in vantaggio solo di un gol, l’ansia dell’attesa del triplice fischio cresce sempre di brutto. Ed è proprio lui, il quarantenne svedese che di anni ne dimostra una decina in meno, a fissare in semirovesciata (ironia della sorte, nello scorso campionato aveva trovato una gemma simile nello stesso stadio e nella stessa porta) l’1-1 definitivo al secondo minuto di recupero. Un episodio seguito subito dall’espulsione di Success, dopo un parapiglia da lui stesso creato per un suo fallo su Maignan. Milan che gira solo a tratti, a volte impreciso in difesa (vedi il gol di Beto) e pure in attacco, tanto che Silvestri, fino al 92′, non deve praticamente sporcarsi i guanti: il brivido più concreto è una rete annullata per fuorigioco a Theo Hernandez agli sgoccioli del primo tempo. E ora, attenzione alla classifica: stecca clamorosamente anche il Napoli, e l’Inter che spadroneggia col Cagliari balza in testa senza se e senza ma.
Torna a vincere il Torino, superando il Bologna nel lunch match della giornata. 2-1 all’Olimpico per i ragazzi di Juric, che sistemano almeno in parte la propria classifica. Inizio gara equilibrato, poi l’errore che sblocca la gara. Skov-Olsen perde palla a centrocampo, Lukic l’aggancia bene e trova in avanti Sanabria: il paraguaiano, dopo 6 partite, si sblocca e batte Skorupski. Nella ripresa i granata si riversano in avanti per chiudere la gara e mettono la freccia al 69′: Lukic inventa, Pobega calcia male ma Soumaoro tradisce Skorupski e la mette nella sua porta. Finale rossoblù che porta soltanto al rigore di Orsolini: prima marcatura stagionale per l’esterno, che non evita agli uomini di Mihailovic la seconda sconfitta consecutiva.
L’Atalanta espugna il Bentegodi, supera il Verona di Tudor e rilancia la propria pesantissima candidatura per i primi posti. Finisce 2-1 per la Dea di Gasperini, che soffre per un tempo intero, viene punita da Simeone, ma ha la forza necessaria per ribaltare il risultato. Il pareggio è di Miranchuk, sorpasso
nella ripresa di Koopmeiners, aiutato da una netta deviazione dell’ex Tameze. È un successo che vale doppio, se non triplo. Perché arriva pochi giorni dopo la grande delusione dell’eliminazione dalla Champions L., intanto. E poi perché con Tudor, come detto, il Verona non era mai stato battuto in casa. Per la Dea, sesta vittoria di fila in campionato, e sesta di fila in trasferta. L’ennesimo messaggio in chiave scudetto, se mai ce ne fosse bisogno.
L’Empoli ci riprova, dopo le vittorie in casa di contro Juventus, Cagliari, Salernitana e Sassuolo, e ci riesce ancora: strappa i tre punti anche a Napoli. La squadra di Spalletti colpisce due legni, ci prova in tutti i modi, va al tiro la bellezza di 30 volte, ma a vincere sono i toscani, con un gol di rimpallo di Cutrone, che con la nuca segna quasi senza accorgersene al 71′. Empoli a 26 punti, settimo posto scavalcando Lazio e Roma, a -2 dalla Juve e dalla zona europea. Seconda sconfitta consecutiva in campionato per Spalletti, la terza nelle ultime cinque gare: l’infermeria si sta pian piano svuotando ma, in casa partenopea, permangono problemi enormi in attacco con l’assenza di Osimhen e di una vera e propria bocca da fuoco. Gli azzurri mancano così l’aggancio in vetta al Milan, in una vera e propria partita a “ciapanò”, restando in quarta posizione a quota 36.
Il Sassuolo si diverte a dar parecchio fastidio alle grandi. La squadra di Dionisi batte 2-1 in rimonta la Lazio al Mapei Stadium al termine di una partita intensa e giocata ad alti ritmi. Ai biancocelesti di Sarri non basta il gol lampo di Zaccagni. Nella ripresa Berardi pareggia e Raspadori trova il gol che vale i tre punti. Finale palpitante con Basic che colpisce una clamorosa traversa su punizione al 90′. Al triplice fischio di Sozza esplode la festa del Sassuolo che, dopo avere vinto contro Juventus e Milan e avere fermato il Napoli, si toglie la soddisfazione di fare lo sgambetto anche alla Lazio. Lazio che, ancora una volta, fallisce un altro esame di maturità, paga le fatiche di coppa con una ripresa decisamente in debito di ossigeno, e non riesce a trovare continuità di prestazioni e risultati.
L’occasione era decisamente appetitosa, e l’Inter non si è certo fatta pregare per inghiottirla in un sol boccone, anzi ben 4, e potevano essere il doppio. La partita contro il Cagliari, che si ferma dopo quattro pareggi consecutivi e resta al penultimo posto con 10 punti, è stata un monologo dell’Inter. La squadra di Mazzarri ha pensato solo a difendersi fin dal primo minuto, finendo però in questo modo per offrire il fianco allo strapotere tecnico e psicologico di un’Inter già reduce dalla spettacolare prestazione in casa della Roma e dominante per tutta la durata dell’incontro. I nerazzurri approcciano la gara con personalità e su ritmi altissimi, chiudendo la pratica in meno di un’ora: solo le parate del portiere ospite Cragno hanno evitato un passivo umiliante per il Cagliari. Molto buona la prestazione di Lautaro, in gol per la quarta partita consecutiva, di testa per la rete che ha sbloccato l’incontro al 30’ su invito dell’ ”arma impropria” Calhanoglu, ancora decisivo da calcio d’angolo, questa volta con un assist, dopo il gol olimpico contro la Roma, e poi autore del gol del 3-0 a metà ripresa. Il Toro, che ha chiuso la goleada al 68’ con un delizioso pallonetto su assist di Barella, ha tuttavia macchiato la propria serata fallendo un altro calcio di rigore, dopo quello nel derby, sul finire del tempo: Cragno, gran parata dopo aver provocato il penalty. Bene anche Sanchez, autore in avvio di ripresa del raddoppio. Il cileno (anche una traversa nel finale) non ha fatto rimpiangere Dzeko, confermando la profondità dell’organico di un’Inter che sembra aver preso il volo.
E’ (quasi) tutto per questa 17a, che si conclude lunedì alle 20,45 con l’ultimo incontro tra la Roma e lo Spezia. Arrivederci alla 18, penultima prima della sosta natalizia, buona settimana ai lettori.
