Come è scomparso il Male assoluto

Attualità RomaPost

In sette decenni l’immagine del Male assoluto vale a dire del nazismo, nelle società occidentali è cambiata molto. Il tema è andato sbandando, in alto e basso, da contraddittoria misura psicanalitica della coscienza collettiva a mezzuccio strumentale da campagna elettorale. Ed ha rilevato anche il particolare razzismo di fondo di considerare l’obbrobrio dello sterminio nazista come un unicum speciale al mondo, solo perché verificatosi nella storia contemporanea d’Occidente. Ogni altro genocidio, anche più gravoso nei numeri di sangue, non è apparso all’altezza di quello verificatosi in Europa da dovere e potere scomodare il giudizio e l’etica.

perché male

Dopo più di quindici lustri, è chiaro che il Male assoluto non sia stato tale per bellicismo, militarismo, autoritarismo, naturismo, salutismo, razzismo, eugenetica, maschilismo, misticismo, collettivismo, statalismo, socialismo nazionalista (che altrove fu socialismo in un solo paese). Altre politiche e ideologie fondate su uno o più di questi termini hanno prosperato prima e mentre, e prosperano dopo il nazismo. Quindi esiste solo una motivazione sufficiente a rendere tale il Male assoluto ed è la Shoah, lo sterminio scientifico degli ebrei. L’Olocausto, però, venne organizzato ed attuato praticamente da quasi tutti i governi europei continentali con il sostegno ed il silenzioso assenso dei popoli, malgrado il postumo tentativo di eroicizzare persone e comunità che cercarono di diminuire il numero delle vittime predestinate. Anche qui l’esaltazione di quei casi di eroismo, anche stoico, non fa che esaltare il suo contrario, cioè la grande indifferenza, se non il sostegno, popolari a quella mattanza. La fermò solo la sconfitta militare, imposta con metodi altrettanto terroristici, dagli antinazisti tra i quali il principale attore continentale proseguiva, con sistemi poco diversi, una sua propria versione di Olocausto. Se ne deduce che il Male assoluto, che come da prassi e diritto, è stato qui testualmente equiparato al nazismo, in realtà si allarga al continente euroasiatico. Tragedie analoghe successive, ed ancora presenti, si sono estese a civiltà del tutto extraeuropee. Appare così evidente che il Male assoluto sia accusabile e condannabile solo all’indomani della sconfitta militare piena e totale che sola permette l’esercizio della forza giuridica. Così paesi, leadership e classi dirigenti estese, fuori dall’Europa, non sono stati tirati in ballo non perché non fossero e non siano abbastanza civilizzati da potersi meritare l’accusa e condanna del Male assoluto, ma semplicemente perché, in quanto non sconfitti, non sono giudicabili.

barriera antifascista

Da tre decenni non esiste più l’Antifaschistischer Schutzwall, la barriera di protezione antifascista, comunemente chiamata il Muro di Berlino, quel sistema di fortificazioni che tra ‘61 ed ‘89, impedì la libera circolazione tra le due Europe. La divisione in due delle Germanie e delle Europe fu la materiale e politica evidente punizione per la condanna del Male assoluto, per quanto giunta 16 anni dopo la Stunde Null, l’ora zero militare della sconfitta tedesca. La riunificazione di conseguenza, magari sotto la leadership politica di soggetti provenienti dall’area orientale sconfitta, ha in un certo modo messo in ombra la condanna e ci sono stati paesi che hanno legiferato, malgrado il falso storico, sull’insindacabilità della loro innocenza rispetto alla Shoah. Da ultimo, tre anni fa, come decisione politica comune, gli europei hanno determinato che il Male assoluto si identifichi parimenti nel nazismo e nel comunismo.

no sense Norimberga

La nuova causa del Male assoluto non è più l’evento eccezionale della Shoah ma un trattato di carattere bellicista, il patto Molotov Ribbentrop, con le conseguenti guerre, invasioni, assoggettamenti di paesi e popoli.  Non si capisce però cosa ci sia di speciale in una specifica aggressione bellica. Dopo l’invasione della Polonia del ’39, ci sono state migliaia di invasioni, guerre, conquiste e occupazioni militari, compiute da tutti contro tutti ed ancora in corso, che al di là dei giudizi e delle opinioni, non concorrono in nessun giudizio e condanna etici.  Il processo di Norimberga ai nazisti non giudicò l’Olocausto ma il militarismo tedesco, come aveva già fatto quello al Kaiser, nella scia dei giudizi espressi su Napoleone e Giovanna d’Arco. Poi tre anni fa l’eurogiudizio sulle responsabilità belliche, imputate parimente a russi e tedeschi, rese Norimberga, un nonsense.

non male

L’idea e l’immagine del Male assoluto oggi sono alquanto confuse. La rappresentazione mediale della trasformazione nel tempo dell’interpretazione del Male svela reazioni profonde, sentimentali e razionali, nella società. La prima sorpresa è la presa d’atto che la Shoah è stata una scoperta tardiva della medialità, all’incirca attorno agli anni ’60, pienamente sviluppatasi nel decennio successivo. Nel dopoguerra all’America mediatica non interessò mai il ricordo dello sterminio quanto la proclamazione della vittoria catartica sul nazismo, nemico mostruoso, per capacità, potenza e resistenza nell’impari duello tra un unico continente e gli altri cinque. La mostruosità servì a sorvolare sull’analisi approfondita dei contenuti del regime vinto, le cui radici e sviluppi erano e sono rimasti presenti anche nei paesi vincitori. La serie tv The plot against America 2020 di Spiro (Il complotto contro l’America) ripropone le vicende di un movimento nazista che sfiorò la presa del potere negli Usa quando anche la famiglia Kennedy era filonazista. Forse ne verranno altre che rappresenteranno analoghi fenomeni che si realizzarono in Francia e che avrebbero potuto concretarsi in Uk; altre potrebbero raccontare l’egemonia dell’eugenetica nelle università americane; nel modo esteso che è stato utilizzato per narrare il razzismo. The man in the high castle 2015, trasposizione de La svastica sul sole di Dick converge proprio su quanto di nazista ci fosse e ci sia nella società americana e per esteso in quella occidentale. L’autore si rivela ottimo profeta tra bellicismo, doppiopesismo sui diritti umani, discriminazioni a rebours, acritico e autocratico irato discorso del politicamente corretto e della cancel culture.

urfascismo

Poi la spettacolarizzazione e la mercificazione di animi ed eventi hanno stravolto fino all’inverosimile la storia trasformandola in un incubo tanto esagerato da divenire ridicolo e grottesco. Da un lato il Male assoluto è divenuto una zombiata, dall’altro ha preso il volo sulle ali dell’immaginazione. Si è rinunciato alla storia dei campi di concentramento del nazismo e si è passati all’orrore per l’Urfascismo, eterno ed immaginario, facendolo coincidere con tradizione, conservazione e senso comune, ridotti a quei difetti che sono caratteristica inscindibile dell’umanità. Il politicamente corretto, passando dalla fase combattente contro mali sociali evidenti a quella new age di un algido moralismo puritano, ha calato sul mondo una cappa di Salem, uno tsumani acritico devastatore, che ha reso proprie le parole del quotidiano nazista Volkisher Beobachter, per combattere il male eterno immaginario assoluto, lascamente collegato ai fatti storici. Prigioniero di recenti reali sconfitte storiche, il male immaginario tiene l’America in uno stato di sospensione neurale, l’Europa in uno stato di sequestro paralizzante e lascia entrambi senza idee propositive di fronte a demoture e dittature, evidentemente e vincentemente organizzate sul modello nazista. Mentre ne assorbe e consuma il modello economico concreto ed urla al vento parole contrarie, medialmente l’Occidente non sa più cosa sia il Male assoluto, scomparso dietro il fantasma antifascista che possiede e inficia il vero fenomeno storico e lo strumentalizza per colpire le tradizioni umane.

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