Emerge dalle carte del giudice la prova delle truffe di Lucano, icona della sinistra

Attualità

Dalle carte dei giudici emerge il vero “modello Riace”: altro che aiutare gli ultimi, così l’ex sindaco ha strumentalizzato il sistema dell’accoglienza vanto della sinistra.

“Lucano ha strumentalizzato il sistema dell’accoglienza a beneficio della sua immagine politica”. A scriverlo nero su bianco, senza tanti giri di parole, è Fulvio Accurso, presidente del Tribunale di Locri che, in 904 pagine, spiega le motivazioni della dura condanna a tredici anni e due mesi inflitta a Mimmo Lucano. Basterebbe questo per mettere la parola fine sul “modello Riace”. 904 pagine che svelano il vero volto dell’uomo dei migranti. Un volto per nulla buono a dire dei giudici. L’ex sindaco era lo Zar di Riace, faceva il bello e cattivo tempo. Era lui a comandare, a decidere chi doveva lavorare e chi no. Il Comune non era affatto il Palazzo dei cittadini, ma cosa sua e dei suoi sodali. Amici, collaboratori che lui sceglieva personalmente: “Trainante e carismatico, Lucano consentiva ai partecipi da lui prescelti di entrare nel cerchio rassicurante della sua protezione associativa, per poter conseguire illeciti profitti, attraverso i sofisticati meccanismi, collaudati negli anni e che ciascuno eseguiva fornendogli in cambio sostegno elettorale”. Un lupo travestito d’agnello. Calcolatore, avido. Furbo e stratega.

I soldi dei migranti spesi per ospitare gli amici

Tra tutte le spese ingiustificate (l’elenco è infinito) c’è una che salta all’occhio dei giudici: l’acquisto di 60 lenzuola. Grazie ai soldi destinati all’accoglienza avrebbe ospitato (illecitamente) degli amici “provenienti dal nord”. È con quei soldi, soldi pubblici destinati ai migranti, che Lucano e i suoi avrebbero comprato lenzuola nuove. E se ne avanzano? Beh, ci sono sempre i migranti. “Se restano le lenzuola ormai le mettiamo per i rifugiati, ormai che dobbiamo fare?”, dice Lucano ai suoi collaboratori intenti a preparare le abitazioni per gli ospiti. Una frase che ha colpito in particolare i giudici che scrivono: “Il Collegio ha prestato molta attenzione alla frase da ultimo indicata, non già perché attraverso essa si denotasse il disinteresse di Lucano per i migranti, ma perché in modo involontario egli ha tradito il suo preminente pensiero di quel momento, che era quello di fare bella figura con gli ospiti che venivano dal Nord Italia, offrendo loro ospitalità gratuita con i soldi dei migranti, i quali in quel frangente apparivano come l’ultimo dei suoi pensieri, perché solo ove fosse rimasto qualcosa da non destinare ai suoi amici, lo si poteva dare anche ai rifugiati. Si tratta di una frase importante, in tutto il suo desolante fragore, perché, più di altre, sintetizza in modo potente quel demone di avidità politica e di visibilità che aveva stravolto l’ex Sindaco di Riace, proiettandolo in modo quasi ossessivo verso la necessità di ottenere un giudizio compiacente che egli si aspettava dagli altri, quasi dimenticandosi di quel potente vento che, solo pochi anni prima, aveva animato i suoi ideali e lo aveva portato prioritariamente a soccorrere e ad aiutare gli ultimi, per come dallo stesso affermato in aula, in sede di spontanee dichiarazioni”.

Commenti duri che lasciano poco spazio alla difesa d’ufficio. A Riace era ormai uso comune “predare le risorse pubbliche provenienti dai progetti Sprar, Cas e Msna, sempre più asserviti ai loro appetiti di natura personale, spesso declinati in chiave politica, e soddisfatti strumentalizzando a loro vantaggio il sistema dell’accoglienza dei migranti che, da obiettivo primario e apprezzabile di quelle sovvenzioni, è diventato un comodo paravento dietro cui occultare le vistose sottrazioni di denaro pubblico che essi attuavano, per fini esclusivamente individuali”.

Il business dei migranti

I migranti col passare degli anni a Riace non erano più persone, ma risorse. Sì, per riempire le proprie tasche. Profitto, solo profitto. Secondo i giudici, a quello avrebbero puntato gli amministratori locali dal 2014 al 2017: “Non c’è traccia di fantomatici ‘reati di umanità’ che sono stati in più occasioni evocati da più parti, in quanto le vorticose sottrazioni che sono state compiute non servivano affatto a migliorare il sistema di accoglienza e la qualità dell’integrazione dei migranti, ma solo a trarre profitto, nelle diverse forme e che non hanno alcuna connotazione altruistica, né alcunché di edificante”. 2.414.041,66 milioni di euro sarebbero stati distratti per fini privati come l’acquisto di case e di un frantoio.

Lo scaltro Lucano

Mimmo Lucano voleva dimostrare di essere povero? Era tutta una strategia? Per i giudici sì, lo era. In un’intercettazione ambientale del 2017 l’allora sindaco di Riace svela il proprio essere: “Lucano rappresentava inoltre la sua amarezza per la condizione in cui si trovavano e ad un certo punto, abbassando la voce, gli confidava che era ormai stanco di combattere, che aveva deciso di chiudere tutti i progetti e di girare per il mondo, e che una volta finita la sua attività di Sindaco, ove non fosse stato più possibile essere rieletto con un quarto mandato, avrebbe comunque svolto un lavoro prestigioso per la comunità internazionale. Ad ogni modo gli sarebbe sempre rimasto il guadagno che aveva conseguito – che quantificava egli stesso in circa 800.000 euro – nei quali inglobava l’acquisto di case ed il frantoio: ‘Secondo me rimangono tra i 700 e 800 mila euro’. Si vantava, tra l’altro, di essere stato scaltro nell’attuare quella sotterranea accumulazione di beni, che aveva avuto l’accortezza di non intestarsi, oltre al fatto che viveva in una casa modesta e che sul suo conto corrente c’erano non più di 800 euro, di tal ché non avrebbe destato alcun sospetto, salvo il rischio di intercettazioni che, però, escludeva. Si sentiva, insomma, di aver attuato una simulazione perfetta, con la quale si era sforzato di apparire all’esterno come un uomo retto ed onesto, laddove, invece, aveva fattivamente lucrato soldi pubblici dallo Stato, strumentalizzando il sistema di accoglienza, tanto da realizzare sostanziosi profitti che, per come si coglie dalle sue stesse parole, pronunciate a voce bassa, non erano per nulla destinati ai migranti, ma solo a garantirgli un futuro tranquillo, dopo 20 anni di sacrifici

La truffa alla Siae

Un truffatore seriale? A dire dalle carte Mimmo Lucano avrebbe perfino raggirato la Siae, la Società Italiana degli Autori ed Editori, quando “in qualità di pubblico ufficiale, Sindaco del Comune di Riace, nello svolgimento delle sue funzioni, ha rilasciato una falsa certificazione alla SIAE; in particolare, in data 05.02.2016 con nota n. 628, al fine di non pagare i diritti per i concerti estivi regolarmente svoltisi nel 2015 a Riace, attestava, falsamente, che tali manifestazioni non si erano svolte.”

La legge è legge e va rispettata anche nel regno di Lucano. Anche da Mimmo Lucano, l’eroe smascherato della sinistra.

Blog Michele Dessì

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