Sotto Natale una piazza dall’alto valore storico della città è stata occupata da un “villaggio” commerciale con l’avvallo del Comune. Paolo Pileri critica la scelta e riflette sulla tutela del paesaggio collettivo. “La politica dovrebbe elevare lo spirito dei cittadini al di sopra della materialità di cui siamo pervasi ogni minuto. E non il contrario” A Natale impazzano mercatini e installazioni per le piazze italiane. Li troviamo ovunque. Forse un po’ troppo ovunque: ed è su questo “troppo” che vorrei porre una riflessione. Sabato 11 dicembre ho attraversato a piedi Milano. Sono passato da piazza San Fedele, in pieno centro storico. Questa piazza è un luogo simbolo per la storia di Milano, ma non solo, perché davanti all’omonima e bellissima chiesa, scendendo quei tre scalini del sagrato, l’anziano Alessandro Manzoni cadde malamente. Da quella caduta non si riebbe più fino alla morte, di lì a pochi giorni. A perenne ricordo di quel tragico fatto, Milano gli eresse una statua. Per molti anni è stata un volgare parcheggio fino a quando le fu restituita la dignità che le spettava tornando a essere in tutto e per tutto un luogo di altissimo valore simbolico e di grande bellezza. A completare il quadro, sulla piazza si affaccia un lato del cinquecentesco Palazzo Marino, sede del sindaco e del governo milanese. Dalle sue finestre si affacciano i politici della città che, beati loro, possono godere di una vista preclusa ai più. Veniamo a noi. Oggi in quella piazza è successa una cosa che mai mi sarei aspettato e che probabilmente capita in chissà quante piazze italiane. In questo momento e fino al 6 gennaio buona parte della sua superficie è occupata dal “Cartoon Network e Boomerang”, villaggio per il divertimento per bambini con tanto di megavisori, insegne pubblicitarie e manifesti che inneggiano ai “personaggi degli show più amati dei canali tv”. Tutto questo, come si legge, grazie alla collaborazione del Comune. Neanche a dirlo, il villaggio si autoproclama completamente ecosostenibile (non ho parole!). Ospita laboratori dedicati ai bambini per fare degli addobbi natalizi a tema che, superato un labirinto di siepi, appenderanno all’albero. In tutto questo pare anche che si insegni ai piccoli a rispettare l’ambiente. Come le due cose stiano assieme, lascio a voi. Immaginatevi però la scena. La piazza, nella sua prospettiva, è scomparsa. Il Manzoni è letteralmente circondato da siepi, insegne luminose, cartelli. L’intera piazza è stata retrocessa: da luogo simbolo milanese è ora uno dei tanti e qualunquisti spazi commerciali al pari di quelli che sono dentro un qualsiasi centro commerciale nel mondo.
Allora, la mia domanda: è giusto che nella piazza dove il Manzoni cadde e morì, oggi abbiamo Gumball, Siamo Solo Orsi, Looney Tunes, Tom&Jerry e Scooby-Doo che fanno fare pacchetti ai bambini? Noi possiamo davvero permetterci di dare un calcio al paesaggio storico italiano, seppur per una manciata di giorni, per far spazio ai peggiori istinti del consumismo? Siamo legittimati? O è solo un mio problema? Ci rendiamo conto di quel che produciamo culturalmente? Va da sé che tutti quelli che non conoscono il valore simbolico di quella piazza, al vederla invasa da Gumball, non si chiederanno nulla e nulla impareranno. Quella piazza è parte del patrimonio italiano e come tale chi l’ha in consegna ha l’obbligo di trasmetterne il suo alto valore alle generazioni che vengono. Questo è il senso della parola “patrimonio” e non certo quello di farne posti per attrarre spettacolini commerciali. Per quanti, grandi e bambini, oggi solo lì, quella piazza non è più un luogo e faticano forse anche a capire cosa è una piazza. È probabile che impareranno che in nome del divertimento spiccio e del consumismo commerciale si può tutto e si può invadere qualsiasi piazza cambiandone i connotati e strozzando il suo ruolo educativo e di trasmissione culturale. Ma è mai possibile che non vi sia un limite? Possiamo noi e, soprattutto, possono i nostri sindaci svendere qualsiasi patrimonio italiano alle pretese mercantili di chiunque? Vorreste pattinare sul ghiaccio nel Colosseo? Se Roma traesse soldi da questo, se ne potrebbe concederne l’uso? Si potrebbe fare anche un bello scivolo che va dal tetto del portico sopra all’ingresso del Teatro alla Scala fin giù alla piazza antistante: un super gonfiabile mozzafiato che attirerebbe un sacco di gente. Si può fare? E una pista di go-kart natalizi in Piazza del Campo a Siena? Secondo me un po’ alla volta ci arriveremo a furia di dare in pasto il nostro patrimonio a qualsiasi speculazione commerciale. Mi sono sentito offeso da quella scena in piazza San Fedele. Mi sono vergognato del mio Comune che ha dato il permesso per quella installazione e lo ritengo un venir meno ai suoi compiti culturali. Probabilmente diranno che è questo che “chiede la gente” o che si tratta solo di una decina di giorni natalizi. Penso però che tra i più alti compiti di una autorità politica ci sia proprio quello di fare da argine alla sciatteria e di porre dei limiti al brutto, inventandosi occasioni per elevare lo spirito dei cittadini al di sopra della materialità di cui siamo invasi e pervasi ogni minuto. E non il contrario. Abbiamo bisogno di istituzioni che insegnino a tutti che davanti alla bellezza e alla storia di un Paese ci si ferma e si lascia il resto fuori. Penso che installazioni offensive come quella di piazza San Fedele a Milano, e di chissà quante altre sparse per l’Italia, non solo non andrebbero permesse e spostate da altre parti, ma che siano dei veri e propri passi indietro culturali dai quali faremo sempre più fatica a riemergere. (fonte Altreconomia).
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro per Altreconomia è “100 parole per salvare il suolo”.
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