A Milano negli anni 60 c’erano più di 65 bancarelle e chioschi di librai che hanno aiutato generazioni di bibliofili ma anche di studenti a trovare libri rari, edizioni andate perse e piccoli capolavori. Oggi sono rimasti forse una decina di chioschi nell’indifferenza generale del Comune.
Una delle ultime dolorose chiusure è quella di Largo Maria Callas, accanto a Largo Cairoli, dove un chiosco richiamava amanti del libro italiani e stranieri da quasi un secolo.
Vi sono città come Parigi dove queste attività, i cosiddetti “bouquinistes” sul lungo Senna sono addirittura sotto tutela UNESCO e vengono sostenuti dal Comune in nome della difesa della cultura e della promozione del libro. C’è poi la Milano di Beppe Sala, che a dispetto di tante chiacchere sulla cultura, tratta queste storiche attività sullo stesso piano di venditori di chincaglierie.
Dapprima il Comune aveva addirittura applicato alle librerie su strada gli stessi onerosissimi canoni che applicava a chioschi che vendono bibite e gelati. Poi ha rivisto le tariffe Cosap ma non ha voluto tutelare le attività librarie. E così quando si deve procedere ad un rinnovo di licenza per scadenza termini si pretende che un chiosco di libri possa presentare una offerta competitiva con chi vende salamelle o gelati.
In pratica il Comune non tutela queste meritevoli attività culturali e si accinge a sostituirle con gli ennesimi chioschi e chiringuiti destinati alla Movida, per incassare qualche euro in più da spendere poi chissà come.
Incredibile come una amministrazione che si proclama di sinistra rinunci a tutelare dei pezzi di storia della città e dei luoghi di cultura per favorire il moltiplicarsi di esercizi commerciali, in ossequio alla Milano degli aperitivi e della malamovida che sembra essere l’unica idea di futuro che la Giunta Sala ha in mente.
Facciamo appello all’assessore alla Cultura perché preservi gli antichi chioschi librari e ci salvi dell’ennesimo ricettacolo di malamovida.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.
D’altronde, da un bieco e forse anche losco figuro paladino dei radical-chic….cosa ci si puó aspettare ? Un suo “famoso.” Assessore ha realizzato in Via Alserio .una.pista ciclabile – per un solo senso, larga 2 mt- restringedo.la carreggiata per far posto anche ai.parcheggi, DISLONENDO DI 2 MARCJAPIEDI LARGHI 5 METRI , UNA PURA FOLLIA !!!!!! M.LONGO
L’ignoranza regna sovrana.
Battiamoci perché rimangano X piacere grazie
LA QULTURA CON LA Q.
L’ultimo Assessore alla Cultura a Milano degno di questo nome fu Philippe Daverio. Ed accadeva prima dei 10 anni di Giunte di Sinistra. La Cultura delle giunte Sala è sospinta da superstar radicalshit alla Boeri e dai Centri Sociali, che hanno dato una mano a Sala nella prima elezione e che sono stati ampiamente ripagati dall’arrivista di via Goito. È la cultura di chi, come accaduto in Via Monterosa, occupa il tempio storico del cabaret storico Milanese (il Derby di Jannacci, Abatantuono, Teocoli, Andreasi, Bisio, Boldi) e lo rende un fatiscente luogo di canne e elegie di quel reazionario omofobo di Guevara.
La Qultura di un sindachetto che vieta i botti a capodanno perchè inquinano l’aria aumentando quel 6% di PM10 (!). By the way, mai sentiti tanti botti a capodanno come questo 31 dicembre.