La premessa di Draghi alla conferenza stampa di ieri “Non rispondo a domande sul Quirinale” è parsa un’affermazione assolutamente irricevibile dai giornalisti presenti.
Da Il Giornale dettagli dei commenti scritti dalle “firme” del quotidiano.
Augusto Minzolini “La prima anomalia è quella di un premier che prima di una conferenza stampa avverte tutte le testate del Paese che non risponderà a domande riguardanti il Quirinale…Draghi ha preferito prendere tempo, ha scelto la seconda opzione, ma nei prossimi giorni dovrà dare una risposta. A meno che non voglia insistere nella politica dello struzzo. Perché la questione della sopravvivenza di questo governo, di questa maggioranza, e, magari, di questa legislatura, è legata a doppio filo al suo futuro.”
Adalberto Signore “Nonostante il voto sul presidente della Repubblica sia in calendario fra appena due settimane, nonostante l’appuntamento sia per la politica italiana uno spartiacque che cade ogni sette anni (centrale e determinane un po’ come lo sono, mutatismutandis, le presidenziali negli Stati Uniti), nonostante solo 19 giorni fa l’ex numero uno della Bce abbia detto urbi et orbi (nella conferenza stampa di fine anno del 22 dicembre) di essere disponibile a correre per il Colle, nonostante praticamente tutti i leader della maggioranza che sostengono il suo governo stiano da settimane dibattendo e litigando sull’opportunità che il premier resti o no a Palazzo Chigi. Nonostante tutto questo, incredibilmente, qualsiasi domanda in proposito è considerata unfit dal premier e dal suo entourage. Un segno di debolezza”.
Paolo Guzzanti “.. Ma sul Quirinale anche. Non è difficile capire i motivi che hanno consigliato Draghi dall’agire come ha agito, ma non possiamo fingere di non accorgerci che siamo stati trattati come figli di un Dio minore.
Ma ve lo immaginate un primo ministro inglese, un Boris Johnson, che apre la sua conferenza dicendo ladies and gentlemen sono qui pronto a rispondere a tutte le vostre domande salvo quella che vi interessa di più? E tuttavia è accaduto. “
Il politologo Alessandro Campi “Si è dimostrato un tecnico che si muove male in un contesto politico. Con lui capo dello Stato sarebbe il commissariamento della vita pubblica italiana
Chi ricopre la massima carica politica non può alzare un muro così rigido e rifiutarsi di rispondere a domande politiche. Un leader non può dire di questo non parlo. Questa è l’anomalia dei tecnici che si ritrovano a gestire la politica, anche Draghi, che pure ha una grande esperienza, dimostra di muoversi male nel contesto politico».”
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