Il professore Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, l’Agenzia italiana del Farmaco, ha spiegato a Libero come funziona la pillola contro il Covid e quando sarà disponibile in Italia. “Bisognava curarsi a casa anche prima, nelle fasi precedenti, anche in assenza di antivirali specifici. Ma non con Tachipirina e vigile attesa, come ha continuato a ripetere qualche pseudo esperto. Il paracetamolo, contro i sintomi prodotti da questo virus, può essere usato soprattutto in caso di febbre” e “durante la fase precoce dell’infezione il paziente non sviluppa sintomi seri di distress respiratorio acuto, ma presenta sintomi moderati e lievi: febbre, tosse, stanchezza, mal di gola, dolori articolari e muscolari. In fase precoce e domiciliare si potrebbero utilizzare gli antinfiammatori non steroidei”.
La pillola anti-Covid è in arrivo e il professore ne spiega le componenti e la modalità d’assunzione: “Il Paxlovid è il primo farmaco disegnato sulla struttura tridimensionale della proteasi maggiore del Sars Cov-2. Si tratta di un enzima simile alla chimotripsina, necessario ad attivare le proteine virali essenziali per la replicazione non appena il virus è entrato nella cellula. Paxlovid interviene in fase ancora più precoce di altri antivirali, il Remdesivir e il Molnupiravir, che inibiscono la replicasi virale. Paxlovid, che va assunto per 5 giorni e somministrato per via orale nelle primissime fasi dell’infezione in soggetti non ospedalizzati a rischio di sviluppare un Covid-19 grave, ha un’efficacia dell’89% nel ridurre ospedalizzazione e morte, contro il 30 del Molnupiravir”. Il professore, nel dire che la virologia è una disciplina seria, ma che nel nostro Paese in televisione viene fatto un cabaret sulla pandemia e i virologi invitati non sempre hanno le carte in regola
Ha poi dichiarato che “se andrà nelle farmacie territoriali ma penso arriverà a fine mese, e comunque, voglio sottolinearlo, essendo come il Molnupinavir un antivirale orale, sarebbe opportuno fosse gestito a domicilio dal medico di medicina generale. A questi però devono essere fornite informazioni chiare sulle interazioni con altri farmaci. Il Paxlovid contiene anche Ritonavir, che noi conosciamo bene perché viene usato come “booster” per gli inibitori di proteasi di Hiv e interagisce con una pletora di altri farmaci per il trattamento di malattie croniche” e le raccomandazioni “come tutti i farmaci va somministrato attenendosi alle indicazioni presenti nel le schede tecniche. Gli effetti indesiderati più comuni riportati fino a 34 giorni dal trattamento sono stati disgeusia, diarrea e vomito. Ho suggerito al direttore di Aifa e al Cts di preparare un decalogo preciso”.
Vaccinarsi, comunque non equivale a essere immuni. “È pur vero che l’immunità conferita inizialmente dall’attuale vaccino arrivava a oltre il 90%, ma il virus oggi è estremamente diverso sotto il profilo genetico da quello cinese sul quale sono stati allestiti tutti i vaccini attualmente autorizzati”, Ed “È giusto puntare su un vaccino aggiornato, magari polivalente: studi recenti ci dicono che chi si è infettato con Omicron è protetto anche da altre varianti. Sarebbe opportuno spingere verso un vaccino che copra da tutti i Coronavirus.
Una riflessione sui tamponi. “Il tampone va prioritariamente fatto in ospedale, al personale sanitario, ai soggetti fragili con comorbosità, nei ricoveri per anziani, a chi ha sintomi evidenti. Ma “il problema è la bulimia comunicativa: di cosa parlerebbero le trasmissioni?”. Il professore ha infine aggiunto che “dopo 2 anni non sappiamo con precisione quanti ricoveri e quanti decessi siano dovuti a Delta o Omicron. Facciamo poco più di 2-3 mila sequenze al mese sul virus. In Inghilterra ne fanno 200mila”.
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