Una Mostra figurativa per ragionare sul caos dei linguaggi contemporanei

Cultura e spettacolo

Una mostra di pittura, prevalentemente figurativa e di grande formato, per ragionare e provare a mettere ordine nel caos dei linguaggi contemporanei. La galleria Building di Milano ha inaugurato l’esposizione “On The Wall”, con opere di Paola Angelini, Rafael Megall, Justin Mortimer, Nicola Samorì, VibekeSlyngstad e Ruprecht von Kaufmann. A curarla Demetrio Paparoni.

“Noi qui – ha detto lo storico dell’arte ad askanews – ci troviamo davanti a sei artisti di nazionalità diverse, che parlano linguaggi diversi, e che in qualche modo sono ognuno un mondo a sé. Gli artisti lavorano in solitario, si chiudono nel loro studio e lavorano da soli. In realtà dialogano con gli altri a opera finita, non durante la costruzione del lavoro. Mettere tutto questo insieme, comunque, ti mette al centro di tante voci che ti parlano contemporaneamente e devi ascoltare una a una. E quando li vuoi ascoltare tutti insieme, comunque ti confronti con il caos”.

L’idea del titolo è quella di richiamare le pareti alle quali i quadri si appendono, ma anche i muri, le differenze, che separano le varie esperienze artistiche così come le persone. Attraversando i quattro piani della galleria, però, si percepisce anche come il medium pittorico sia in grado di unificare le diverse strategie e sensibilità, in un’ottica che va oltre la semplice distinzione modernista tra figurazione e astrazione.

“E’ vero – ha aggiunto Paparoni – che è una mostra di quadri figurativi, ma è anche vero che principalmente è una mostra di quadri. Come se dicessimo di essere in una stanza di uomini e donne, in primo luogo sei in una stanza piena di persone”.

I quadri quindi sono intesi nella mostra anche come soglia da attraversare per entrare nel mondo dell’altro. Un concetto che assume, nell’arte e al di fuori dell’arte, una valenza cruciale. A maggior ragione quando, come nel caso delle opere di Mortimer, questa alterità prende la forma di una pittura potente, sospesa ed evocativa, oppure quando, in Paola Angelini, a essere altra è la costruzione narrativa di un dipinto. Che rivitalizza la sua dimensione di contemporaneità.

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