Il commento di Luciano: 23a giornata di serie A

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Buongiorno e buona settimana ai lettori, campionato che procede a strattoni “virali”, con diverse squadre alle prese con positività e quarantene, e conseguenti formazioni d’emergenza. Un torneo che a questo punto è legittimo definire squilibrato da agenti esterni​, più che dai molteplici impegni a cui squadre e società devono far fronte. Aldilà di queste ingerenze, vediamo come sono andate le partite di questa giornata, a partire dagli anticipi.

Il primo venerdì, tra Verona e Bologna, che termina 2-1 a favore dei veneti, capaci di rimontare un Bologna rabberciato ma gagliardo, dopo l’iniziale vantaggio segnato prima del quarto d’ora da Orsolini (splendida girata volante dal limite dell’area). Gli uomini decisivi si chiamano Caprari, all’ennesima perla (di tacco) del proprio campionato da protagonista, e Kalinic, entrato nel finale e autore della rete da 3 punti all’85’. Mihajlovic, pieno di assenze, inizialmente privo di Arnautovic e costretto a schierare Hickey e Theate nell’inedito ruolo di esterni di centrocampo, perde la sesta partita nelle ultime 7 di campionato. Il Verona, invece, perderà per squalifica Simeone, contro la Juventus. Ma con un Kalinic rinfrancato, e una squadra così, il morale è sempre più a mille. E ora inizia pure a guardare da vicino la zona Europa.

Genoa con nuovo trainer (Alexander Blessin), esordisce confermando i noti problemi già messi in mostra nel resto della stagione. Contro l’Udinese è soltanto 0-0, un pareggio che i liguri accolgono a denti stretti, perché a far la partita sono soltanto loro. Spingono praticamente dall’inizio alla fine, creano (non tantissimo, ma almeno tre palle gol clamorose) e non rischia praticamente nulla al cospetto di Beto & C. Ma ha il torto di non riuscire a concretizzare la propria mole di gioco. Espulso nel finale Cambiaso, probabilmente per qualche parola di troppo all’arbitro Doveri. Se l’Udinese stoppa l’emorragia di sconfitte, il Genoa non riesce ad avvicinarsi concretamente alla zona salvezza. Ma Blessin, col suo calcio offensivo e propositivo, vuole crederci.

Quando una squadra che lotta per i primi posti in classifica riesce a vincere anche soffrendo e giocando un po’ così, al piccolo trotto, di solito si dice che è una grande squadra. E oggi è il caso dell’Inter, di scena a S.Siro contro un Venezia decimato da positivi e quarantene, ma orgogliosamente in campo. Sbagliava chi aveva creduto che i lagunari fossero venuti a Milano quasi in gita sociale, rassegnati ad una grandinata di gol dai campioni d’Italia, e lo hanno dimostrato intorno al 18′ passando addirittura in vantaggio, al secondo tentativo in area avversaria, con Henry che sorprende Handanovic con una spizzata di testa che finisce sotto la traversa. Un Venezia bersagliato dal focolaio Covid scoppiato all’interno della propria rosa, e col vice Bertolini in panchina al posto di Zanetti, si illude di portare a casa il colpaccio, e resiste anche dopo aver subito il gol del pareggio, segnato da Barella poco prima dell’intervallo. Ma alla fine spunta lui, Dzeko. L’uomo della provvidenza che, prima della sosta e a 15 giorni dal derby col Milan, tiene l’Inter da sola al primo posto. Un altro gol nei secondi finali, un’altra vittoria. La sensazione, anche da partite così, che davvero contro l’Inter non ce ne sia per nessuno. L’Inter batte il Venezia, ed è il risultato che un po’ tutti si sarebbero attesi alla vigilia, ma lo fa soffrendo, sbuffando, temendo di non farcela. E alla fine si porta a casa un 2-1 in extremis, che rappresenta una delle vittorie più significative dell’intero campionato.

Partita non indimenticabile all’Olimpico di Roma. La Lazio non riesce a sfondare il muro dell’Atalanta, in versione forzatamente sperimentale viste le tantissime assenze. Primo tempo bloccato e senza emozioni: i biancocelesti non riescono ad aprire una Dea che seppure in emergenza risulta ordinata e messa bene in campo. A metà ripresa l’occasione più importante della partita: Zaccagni colpisce il palo con un destro di potenza su cui Musso non avrebbe potuto nulla. Un punto che comunque significa continuità per entrambe le squadre prima della sosta.

Domenica, in sequenza, le altre 6 partite tra le 15 e le 20,45.

Cagliari, spettacolo, occasioni al vento e un pari (1-1) che, sotto sotto, accontenta entrambe soltanto in parte.  Parte meglio la Fiorentina, che dopo una grande occasione con Bonaventura può portarsi avanti grazie a Biraghi su rigore: ma Radunovic dice no e respinge il tiro del capitano viola. Il Cagliari prende coraggio e campo, coglie un palo clamoroso con Joao Pedro e una traversa in finale di frazione, con Marin su punizione. Milenkovic interviene e la alza sul montante. Nel secondo tempo, in avvio, la zampata dei sardi: è Joao Pedro, a secco da 6 gare, a battere Milenkovic con un bellissimo colpo di testa in avvitamento. Il Cagliari gioca meglio e si ritaglia la chance per chiudere la partita, ma il brasiliano fallisce un calcio di rigore. Ma c’è, nonostante l’inferiorità numerica per l’espulsione di Odriozola, la reazione della Fiorentina: pareggio di Sottil, in campo aperto e in diagonale fulmina Radunovic. Risultato forse più gradito ai toscani che ai sardi, che perdono una ghiotta occasione nella corsa alla salvezza. La Fiorentina, nonostante la battuta d’arresto, continua a coltivare le sue ambizioni europee.

Un Torino perfetto per 87 minuti punito oltremodo da un cinico Sassuolo. Dominio dei granata nel primo tempo con Sanabria autentica spina nel fianco della difesa neroverde. Protagonista di 3 palle gol clamorose riesce a tramutare in rete una sponda di Singo al 16’. In chiusura di tempo palo clamoroso di Mandragora, specialista dalla distanza. La partita non cambia nel secondo tempo ma sia Sanabria che Bremer si vedono fermare l’esultanza dalla traversa. Berardi Raspadori mettono insieme la più classica delle beffe con il gol del pareggio (1-1) arrivato nell’unico tiro in porta degli emiliani. Nel finale Juric paga la tensione e viene espulso.

Lo Spezia di Thiago Motta regola la Sampdoria (1-0) e centra la terza vittoria consecutiva in Campionato. La sfida si sblocca nella ripresa, dopo un primo tempo molto tattico e fisico, illuminato solo da una bella occasione per Gabbiadini. Succede tutto in 4′, con, in successione, un palo colpito da Caputo di testa ed il gol decisivo di Verde sul ribaltamento di fronte al 68′. Al 72′ poi arriva l’espulsione di capitan Ekdal per i blucerchiati, per una somma di ammonizioni. In virtù di questo risultato, lo Spezia si allontana da Cagliari e Venezia, salendo a quota 25 punti in classifica e portandosi a +5 sui doriani e a +8 sulla zona retrocessione.

Lorenzo Insigne esulta dopo il gol 4-1

Il Napoli sbanca contro una Salernitana devastata dalle positività di gran parte della propria rosa, conquista la terza vittoria consecutiva in campionato e, in attesa di Milan-Juventus, si prende il secondo posto della classifica. È un 4-1 che racconta parecchio, se non tutto, del divario e del momento vissuto dalle due squadre. Anche se la Salernitana a un certo punto si illude di mettere a segno il colpo, anche se solo per qualche minuto, quando Bonazzoli con un gran gol risponde a Juan Jesus. A rovinare tutto è il periodo a cavallo dell’intervallo: Veseli regala un paio di rigori, trasformati da Mertens e Insigne, e viene espulso, e pure Rahmani trova gloria andando a segno. Disastro, una sconfitta già scritta. Il Napoli prosegue la propria marcia Champions, mentre la Salernitana punta su mercato e scontri diretti: le prossime due sfide, contro Genoa e Spezia, rappresenteranno un crocevia cruciale per le residue speranze di salvezza.

La Roma si sbarazza dell’Empoli di Andreazzoli punendolo per 3 volte in soli 10′ in un primo tempo a senso unico, finito per 0-4. A sbloccare la sfida è Abraham al 24′, su assist di Oliveira. Passano 10′ e l’inglese si ripete sugli sviluppi di un corner. L’Empoli inizia a sbandare e tra il 35′ ed il 38′ Zaniolo prima serve ad Oliveira la palla del 3-0 e poi chiude la sfida sul 4-0 su assist di Mkhitarian. Nella ripresa l’Empoli reagisce e schiaccia i giallorossi, trovando il gol della bandiera con Pinamonti al 55′ ed il definitivo 2-4 con Bajrami al minuto 72.
In virtù di questo risultato la Roma sale a quota 38 punti, scavalcando Lazio e Fiorentina e portandosi momentaneamente a -3 dalla Juventus, impegnata in serata contro il Milan a S.Siro.

E siamo appunto a S.Siro, per una partita che ha significati importanti per entrambe, Milan e Juventus, alla ricerca di risultati utili a non perdere terreno rispettivamente dalla capolista Inter e da Atalanta e Napoli, per restare in zona Champions. Ma al termine dei 90’+3, matura un pallido 0-0 utile non alle due protagoniste in questione, bensì al Napoli e soprattutto all’Inter che allunga sulla seconda, ora proprio il Napoli (affiancato dal Milan) vincente e maramaldo contro una Salernitana boccheggiante per Covid.

S.Siro per pochi, domenica sera, ma non nel senso di privilegiati sugli spalti (max 5000), quanto piuttosto nel senso per pochi speranzosi di arrivare a vedere un pallone depositato in rete. Partita agonisticamente accesa, qualche ammonizione e qualche scontro di gioco, ma nulla di più, solo tanti rovesciamenti di fronte con velleità puntualmente smorzate dalle rispettive difese, tra due squadre che palesemente sembravano più timorose di una sconfitta che determinate verso una vittoria. Va detto che, dopo meno di mezz’ora, uno dei protagonisti (o presunti tali) della partita è stato messo fuori combattimento da un ennesimo problema muscolare. Parliamo di Ibrahimovic, uscito di scena al 28′ per risentimento al tendine d’Achille, ma poco influente finché è rimasto in campo. Segnali che forse nemmeno per lui si ferma l’orologio del tempo. Una prima frazione comunque più giocata dal Milan, che dalla Juve. Gli uomini di Pioli sembrano più in palla e rintuzzano ogni iniziativa bianconera, costruendo anche un paio di occasioni pericolose con Calabria e Leao. Nella ripresa, Juventus che cresce in intensità ma non in incisività in attacco, reparto in cui il fantasma di Ronaldo aleggia ancora beffardo: nemmeno un tiro in porta! Dybala impegnato in esibizioni stilisticamente pregevoli, ma sterili, l’assenza di Chiesa si sente, e Morata volitivo ma non sufficiente a fornire il quid necessario a sbloccare il punteggio. E in tale contesto, tra i due litiganti il terzo (Inter) gode e si rafforza primo, mentre torna secondo anche quel Napoli poco prima terzo e anche quarto. Campionato ancora aperto, ma con indicazioni sempre meno incerte sulla classifica finale.

E’ tutto per questa 23a, ora sosta per le nazionali e un po’ di riposo per riprendere fiato e negatività (intesa in senso “virale”). Riprenderemo a commentare il 6 Febbraio, e subito assisteremo ad un esplosivo derby milanese che darà un altro segnale sulla situazione attuale e sul futuro del campionato.

Arrivederci e buona sosta a tutti!

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