I partecipanti al Panel quattro della Conferenza sul futuro dell’Europa hanno approvato quaranta delle quarantesei raccomandazioni proposte. Bocciati l’unione delle forze armate degli Stati Ue, i corridoi umanitari, il riconoscimento dei rifugiati climatici e il modello danese che fissa un limite del 30% per i residenti stranieri nei quartieri
A Maastricht, trent’anni dopo la firma del Trattato, i cittadini europei hanno detto la propria sul futuro dell’Unione. I duecento partecipanti al quarto panel della Conferenza sul Futuro dell’Europa hanno tracciato la rotta per il ruolo dell’Ue nel mondo e le migrazioni, approvando quaranta delle quarantasei raccomandazioni proposte. E non sono mancate le sorprese. I partecipanti hanno dato la propria benedizione a un esercito europeo ma hanno respinto la proposta di creare un esercito sovranazionale che unisca e sostituisca gli eserciti nazionali. Il 73,08% (la soglia è il 70%) ha approvato la creazione di una “Forza armata congiunta dell’Unione europea” che “sia usata principalmente per scopi di autodifesa”. Nella raccomandazione si esplicita che “un’azione militare aggressiva di qualsiasi tipo è preclusa”. I cittadini hanno invece bocciato (i favorevoli sono stati 68,24%) la raccomandazione che “l’attuale architettura di sicurezza europea sia riconcettualizzata come una struttura sovranazionale più efficiente, efficace e capace”. Una scelta che avrebbe comportato – secondo i proponenti – “l’integrazione graduale e la successiva conversione delle Forze armate nazionali”. La forza armata europea, approvata dai cittadini, comporterebbe “all’interno dell’Europa una capacità di fornire supporto in tempi di crisi come nel caso di catastrofi naturali”. Al di fuori delle frontiere europee, avrebbe invece “la capacità di essere dispiegati nei territori in circostanze eccezionali ed esclusivamente sotto un rispettivo mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu e quindi nel rispetto del diritto internazionale”.
Oltre alla Difesa, l’altro tema principale del panel erano le migrazioni. Questione spinosa che ha tenuto i cittadini (scelti a sorte tra i 450 milioni abitanti dell’Ue) impegnati in un weekend di dibattiti anche accesi. Al termine dei lavori hanno fatto le proprie scelte, esprimendo un voto sulle raccomandazioni. Hanno quindi bocciato il modello d’integrazione della Danimarca, ossia la proposta in cui si raccomandava “l’introduzione di una direttiva europea che assicuri che ogni zona vivibile in ogni Stato membro non possa avere più del 30% di abitanti provenienti da Paesi terzi”. Questo perché “una distribuzione geografica più uniforme porterà a una migliore accettazione dei migranti da parte della popolazione locale a una migliore integrazione”. La percentuale – spiegavano i proponenti – è stata ispirata da un nuovo accordo politico in Danimarca. Pollice verso anche per la proposta di rafforzare i corridoi umanitari. I partecipanti hanno bocciato (per poco, ha votato a favore il 69,78%) la raccomandazione di “potenziamento immediato e il finanziamento di rotte e mezzi di trasporto legali e umanitari per i rifugiati delle aree di crisi in modo organizzato”. La raccomandazione andava oltre. “Il sistema speciale delle rotte europee sicure dovrebbe essere stabilito e regolato dall’ente speciale creato appositamente per questo scopo”.
Un’altra tegola per le migrazioni è arrivata contro i cosiddetti rifugiati climatici. E’ stata bocciata anche le raccomandazione che chiedeva per loro maggiori riconoscimenti. “Raccomandiamo che l’Ue crei un protocollo d’azione riguardante l’imminente crisi dei rifugiati che nascerà dalla crisi climatica. Come parte di questo protocollo, l’Ue deve espandere la definizione di rifugiati e richiedenti asilo per essere completa e includere le persone colpite dal cambiamento climatico”, si legge nel testo cestinato. La stragrande maggioranza dei partecipanti (90,26) ha approvato la raccomandazione di “sostituire il sistema di Dublino con un trattato giuridicamente vincolante per assicurare una distribuzione giusta, equilibrata e proporzionata dei richiedenti asilo nell’Ue sulla base del principio della solidarietà e della giustizia”. I cittadini vogliono inoltre standard minimi per l’accoglienza validi per tutti i Paesi Ue, che l’Agenzia europea per l’Asilo venga rafforzata e che vengano creati dei centri asilo per i minori non accompagnati. Tornando alla politica internazionale. I partecipanti al Panel hanno chiesto di superare il voto all’unanimità al Consiglio (uniche eccezioni le nuove adesioni all’Ue e la modifica dei principi fondamentali). Hanno raccomandato che “l’Ue usi maggiormente il suo peso politico ed economico nelle relazioni con altri Paesi per evitare che alcuni Stati membri subiscano pressioni economiche, politiche e sociali bilaterali”. E ancora: hanno raccomandato che l’Ue rafforzi la sua capacità di sanzioni“, che siano “proporzionate, efficaci e applicate in tempo utile”. (AGI)
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