La verità è che il 2011 fu golpe, di cui si trascina ancora la conseguenza. L’altra verità è che il ‘92-’94 fu il golpe precedente. Vittime dei golpe, il centrodestra ed il centrosinistra. Dietro le formule politiche diverse però stanno praticamente le stesse persone e le stesse idee.

D’altra parte comunisti, ex comunisti, maistaticomunisti, vivacapitalismi; anche qui le stesse persone e gli stessi ambienti, usi a pontificare sostenendo cose estremamente diverse. Terzo, la campagna di Libia, una sorta di Suez solo per l’Italia, un rimettere le cose a posto, su un paese abbondantemente sconfitto e domato.
All’indomani del crollo dell’Urss, della fine della guerra fredda, l’America doveva decidere il da farsi anche sull’Italia, un paese statalmente fragilissimo, ma ribellisticamente tenace inesauribile, come ben sapevano gli enti Usa in perenne combattimento con le mafie italiane. La Germania riunita, un monolite impossibile da anglicizzare, poteva essere contenuto nella rete dei trattati, pur se c’era da temerne lo scivolamento nel neutralismo. Con l’Italia è un’altra cosa, qui conta il popolo, non comanda lo Stato pulcinellato. Leggi, trattati, regolamenti non contano tanto di fronte all’atteggiamento intimo degli italiani. E questi, convertiti ai consumi all’americana, da fascisti erano divenuti comunisti, sottolineando enfaticamente in ogni momento i loro denuclearizzati e yankeegohome.
Ancora lustri dopo la morte della madre ideologa patria, godevano di ottima salute giornali e gruppi musicali completamente nostalgici. La comicità era tutta appannaggio del Krokodil nostrano.

Di fronte alla naturale prospettiva della fine dell’apparato politico ed economico Pciista, si chiedevano gli americani, come si sarebbe comportato un popolo pieno di disc jockey capaci di vincere le hitparade musicali Usa come finti americani, poi mattatori delle feste dell’Unità? Un popolo capace di sostenere per più di un decennio, praticamente a freddo, sulla base di retorica e fantasie, un terrorismo di massa, degno delle rivoluzioni dell’Europa centrale del primo dopoguerra?
Dell’Italia Stato non c’era più bisogno, dopo la fine della guerra fredda; e nemmeno della Chiesa, dopo la presa della Polonia. Sicuramente però l’odio italiano per Wilson del primo dopoguerra e per Ike del secondo dopoguerra sarebbe cresciuto montando in una conflittualità sociale onnipresente, tanto più pericolosa perché non governata, non mediata da una sinistra legittima ma antagonista.
D’altronde, le capacità, le bellezze ed il risparmio italiani stavano lì e facevano gola, mentre risultavano insopportabili le ridde di garanzie e di cavilli fatte apposta per depotenziare produttività ed efficacia. A favore giocava la storica sfiducia, se non ostilità per la classe dirigente. Al contrario di tutti i paesi, in Italia si poteva schiacciare senza ritegno. Bisognava solo rispettare le icone della rivolta.
Il primo golpe fu un colpo da maestro. Non c’è prezzo a fare fuori i partiti tradizionalmente alleati contando sulla rivolta, ribollente da decenni, prospettando ai partiti nemici, ora orfani e terrorizzati, di ereditare la gestione del tutto. La rivoluzione benedetta dalle autorità è quella preferita dagli italiani, si veda marcia su Roma, presa delle prefetture a tedeschi in fuga, fermate bus per carri del vincitore. I comunisti, ex comunisti, maistaticomunisti, vivacapitalismi, poco avvezzi alle complicazioni del mercato, ne andarono a

lezione, ovviamente nella liberalizzazione più espropriante. Li si trovano ancora che tutti insieme si torcono le mani nella prospettiva di impedire ciò che hanno reso obbligatorio per legge. È un siparietto, il vero dibattito è per la poltrona da assegnare a sorella o moglie o compagna. Questioni indubbiamente anche con risvolti etici.
Sulla base del primo, seguì il secondo. Non era previsto che gli amici del capitalismo italiano, anche con soluzioni mezzo comuniste e mezzo commercialisticamente anarchiche, difendessero l’indipendenza. Il terzo fu lo schiribizzo del presidente nero Usa, in memoria dello scontro storico tra italoamericani e afroamericani. La globalizzazione prevedeva logistica unita, via della seta e immigrazione; ed era insopportabile che gli italiani, dominatori de facto della Libia l’avessero pagata così tanto da bloccare il meccanismo.
Qualunque governo di Roma ha capito l’antifona. Non scordare invano il Golpe tuo prossimo.
Ed ora per un vero programma comico tutti a vedere una qualche pellicola di anni fa sugli americani intenti a ordire golpe su una colonia già loro.

Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.