Gli Emirati Arabi Uniti affrontano il terrorismo con una mano e aiutano lo Yemen con l’altra.
Cosa sta succedendo ultimamente negli Emirati Arabi Uniti e perché sono presi di mira da un gruppo di combattenti terroristi sulle montagne yemenite chiamato Houthi?
Per comprendere la questione, è necessario partire dalla situazione politica in Yemen. Dopo l’inizio della cosiddetta Primavera araba nel 2011 in diversi Paesi ci sono stati disordini e la popolazione è scesa in piazza per chiedere la libertà dai regimi tradizionali che avevano governato per decenni senza creare sviluppo. In Yemen la situazione è diversa: tra la popolazione esistono dei clan tribali, uno di questi gruppi si chiama Houthi, vicino al movimento islamico iraniano e per anni ha ricevuto armi e addestramento dalle guardie rivoluzionarie iraniane.
Una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva invitato, senza successo, gli Houthi a riconoscere l’autorità legittima e ad uscire dalle città yemenite, consegnando armi medie e pesanti. Gli Houthi hanno continuato ad esportare terrorismo e violenza.
L’Arabia Saudita ha creato una coalizione che includeva molti Paesi, inclusi gli Emirati Arabi Uniti, per imporre le decisioni della comunità internazionale e fornire aiuto al popolo yemenita, che è stato maggiormente colpito sul piano economico e umanitario dalle azioni Houthi.
L’Iran ha inviato più volte esperti e armi, anche droni, nello Yemen, secondo i rapporti delle Nazioni Unite, e le forze statunitensi hanno provveduto al sequestrato delle navi che trasportavano questi equipaggiamenti missilistici balistici destinati agli Houthi.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno risposto ad alcuni attacchi degli Houthi, la maggior parte dei quali avviene in luoghi privi di residenti, ma di grande impatto mediatico.
Sempre gli Emirati hanno firmato un accordo di pace con Israele più di un anno fa. Non è un caso che l’ultimo attacco agli Emirati con un missile balistico lanciato dagli Houthi sia coinciso con la visita del presidente israeliano.
Il missile era stato intercettato e distrutto dalle difese aeree degli Emirati Arabi Uniti, ma il messaggio Houthi era chiaro: no alla pace tra arabi e Israele e no alla nuova politica degli Emirati Arabi Uniti basata sulla convivenza religiosa, l’empowerment delle donne, le opportunità economiche e l’integrazione della società araba nel sistema globale moderno e civile.
Negli Emirati Arabi Uniti vivono oggi più di duecento nazionalità straniere, tra cui migliaia di yemeniti che lavorano attivamente e considerano gli Emirati Arabi Uniti il loro secondo Paese. Centinaia di migliaia di europei e di diversi Paesi del mondo, tra cui più di sessantamila americani, lavorano pacificamente fianco a fianco. L’aiuto umanitario fornito dagli Emirati Arabi Uniti allo Yemen e al popolo yemenita vale più di sei miliardi di dollari USA, compresi gli aiuti alimentari e di soccorso, il contributo alla costruzione di scuole, ospedali e centrali elettriche, e alla ricostruzione delle infrastrutture nelle aree distrutte dagli Houthi.
Gli Emirati Arabi Uniti, attraverso la loro politica estera, stanno cercando di ridurre l’escalation, raggiungere l’equilibrio e la stabilità regionali e costruire le persone prima del confinamento.
Gli Stati Uniti in passato avevano classificato gli Houthi come un’organizzazione terroristica, rimuovendoli poi dalla black list, forse nella speranza di mitigare la loro attività ostile contro il popolo dello Yemen e contro i Paesi vicini.
Adesso, a livello internazionale, si chiede di reinserire gli Houthi nella lista del terrorismo internazionale e attivare la risoluzione 2216 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che vieta di fornire agli Houthi armi e tecnologie militari per danneggiare gli yemeniti e i Paesi vicini.
Gli Stati Uniti si stanno rendendo conto della gravità della situazione e hanno inviato negli Emirati Arabi Uniti un cacciatorpediniere con missili intelligenti e un gruppo di aerei d’attacco per neutralizzare le piattaforme di lancio utilizzate dagli Houthi per lanciare droni e missili balistici.
Anche diversi Paesi europei hanno iniziato a sentire la necessità di un’azione immediata. La Francia ha annunciato la partecipazione delle sue forze di stanza negli Emirati Arabi Uniti per rafforzare le proprie difese aeree, in stretto coordinamento con le forze armate degli Emirati Arabi Uniti, per intercettare attacchi di droni o missili balistici. Gli aerei da guerra Rafale effettuano regolarmente voli di ricognizione sul territorio degli Emirati Arabi Uniti.
Questo illustra la natura del partenariato strategico fra gli Emirati Arabi Uniti e l’Unione Europea e la solidarietà mostrata dalla Francia e dai Paesi europei con gli Emirati Arabi Uniti per mantenere la sicurezza regionale.
Fermare gli attacchi di questo gruppo terroristico è, dunque, un dovere internazionale e richiede l’intervento della comunità internazionale. La minaccia Houthi non solo colpisce i Paesi vicini ma rappresenta anche un problema per le risorse petrolifere globali e le rotte marittime strategiche nel mar Rosso.
Khaled Awamleh (giornalista giordano)
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